Alfredo Le Pera Sorrentino era originario di Aprigliano, nel Cosentino. Il binomio con l’insuperabile cantore Carlos Gardel rese anche lui immortale
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Stavolta ci tuffiamo in una storia di tango. Una storia legata ad uno dei massimi “letristas”, autore di testi, della storia del tango argentino.
Alfredo Le Pera Sorrentino, questo era il suo nome completo, i cui genitori erano di origine calabresi, di Aprigliano, in provincia di Cosenza: María Sorrentino Moreno e Alfonso Francesco Le Pera. La sua fu una storia molto particolare, già dalla nascita che avvenne nel giugno del 1900, quando la sua famiglia aveva lasciato la Calabria per raggiungere Buenos Aires come fecero milioni di italiani dagli inizi di quel secolo. Erano in nave e giunti nel porto di San Paolo, in Brasile, trovarono una epidemia che impedì loro di proseguire il viaggio verso l’Argentina non potendo abbandonare la nave. Sua madre Maria era incinta e fu così che lui nacque nel porto della metropoli brasiliana.
Dopo la quarantena, la nave proseguì per Buenos Aires. Fu, forse, il più grande autore di testi della storia del tango, anche perché associò il suo nome a quello di Carlos Gardel l’insuperabile cantore di questa straordinaria melodia, ormai mito musicale, reso famoso, anche, dalla presenza di musicisti di origine italiana che posero nelle melodie la grande epopea della nostra emigrazione: De Caro, Pugliese, Manzi, Piazzolla, Cadicamo, Clausi…
Il binomio con Gardel, rese anche lui immortale perché oltre ad essere uno scrittore e giornalista, i suoi testi che Gardel cantava, erano pura poesia. Il primo testo che compose, prima di conoscere Gardel fu “El carillon de la Merced”. Si occupò anche di teatro e di opere teatrali che scrisse di suo pugno. Fece tante cose legate al mondo del teatro e del tango. Ma poi giunse il momento di associare i suoi testi alla voce di Gardel, il più grande di allora e di ogni tempo, e fu un successo straordinario in Sudamerica e in Europa, specialmente a Parigi, dove il tango cominciava a conoscersi con successo.
Per Gardel scrisse vere poesie, ormai immortali : Mi Buenos Aires querido, Por una cabeza, El día que me quieras, Cuesta abajo, Soledad, Volver y Sus ojos se cerraron. Fu un successo straordinario. Il suo linguaggio ha dato universalità al tango perché i suoi versi, furono compresi nel mondo, in tutta la forza del suo romanticismo.
Ed è per questo che sostengo che gli italiani,c he Sergio Piñeiro nel secolo scorso li criticò per aver dato tristezza al tango, hanno dato romanticismo al tango e ai suoi testi. Anibal Troilo, uno dei grandi “bandoneonistas” della storia disse: “Gardel, era solo, circondato prima dai francesi, poi dagli americani, quella gente poteva perderlo. Aveva la sua voce, che ne pensi? Quella polenta della sua personalità e delle sue idee musicali, ma non era un paroliere, appare Le Pera e i due fanno una trappola meravigliosa”.
Quella di Le Pera fu un’epoca meravigliosa che ancora oggi, in Argentina, nella magica atmosfera dei “barrios” del tango, ricordano e apprezzano. Il suo connubbio con Gardel, però terminò in un giorno di Giugno del 1935. I due erano andati in Colombia per concerti e quando stavano per ritornare da Medellin,dall’aeroporto di Las Playas,l’aereo che li aveva a bordo ed un altro,che era sulla pista, si scontrarono violentemente, provocandone la morte di entrambi. Finì un’epoca dei due ancora giovani.
E la storia di questo figlio di calabresi continua ad essere raccontata.
Strano destino il suo: Nasce su di una nave e muore in un aereo.