Una fotografia poco rassicurante dello stato dell’edilizia scolastica in Italia. È quella offerta dal XXII Rapporto sulla sicurezza a scuola di Cittadinanzattiva, presentato questa mattina a Roma.

Il report fa il punto della situazione nelle varie regioni, presentando anche una preoccupante rassegna dei crolli avvenuti nell’ultimo anno – sono in tutto 69 – e fornendo un aggiornamento degli interventi previsti dal Pnrr.

Il primo dato che balza all’occhio scorrendo il rapporto di Cittadinanzattiva è quello relativo all’età degli edifici: il 47% del totale nazionale è stato costruito prima del 1976. Parliamo di 18.889 scuole e di queste quelle messe peggio sono al Sud, dove il 18% è classificato come vetusto mentre solo il 13% risulta progettato secondo le norme antisismiche.

Agibilità e prevenzione incendi

E poi c’è il capitolo certificazioni. Quasi il 60% degli edifici non è in possesso dell’agibilità mentre sulla prevenzione incendi è scoperto quasi il 58%.

In Calabria, su 2.163 edifici scolastici solo 540 possiedono la certificazione di agibilità (24,37%), a fronte di 1.609 (74,39%) che invece ne sono sprovvisti e 4 che ne possiedono una solo parziale. Per i restanti 10 il dato non è noto.  

Non va meglio sul fronte della prevenzione incendi: 414 scuole hanno la certificazione (19,14%) contro le 1.516 (70,09%) che invece ne sono sprovviste. Una ha una certificazione parziale e per 232 non è noto il dato.

«La mancanza di certificazioni su un gran numero di immobili scolastici è dovuta a molteplici cause – si legge nel report –. Primo tra tutti la vetustà degli edifici, la cui età media si aggira sui 53 anni; la quasi totale assenza di finanziamenti da parte dello Stato per 20 anni dopo il passaggio del patrimonio edilizio ai Comuni, alle Province e, poi anche alle Città Metropolitane, ripresa in modo consistente solo a partire dal 2015; la scarsità di interventi, da parte degli enti locali proprietari, di manutenzione straordinaria e ordinaria, dovuta in molti casi alla mancanza di fondi o ai limiti imposti dal patto di stabilità quando c’erano ma, più in generale alla sotto percezione del grave stato in cui versano gli edifici scolastici e alla scarsa considerazione riservata da gran parte dei rappresentanti dello Stato, delle Regioni e degli Enti Locali all’edilizia scolastica in particolare ed all’istruzione e al sistema scolastico più in generale, nidi compresi».

Impianti di riscaldamento e ventilazione

Su 3.346 sedi scolastiche calabresi riportate nel documento di Cittadinanzattiva la presenza di impianto di riscaldamento è riscontrata nel 70,5% (2.362). I condizionatori sono presenti solo nel 6,6% degli edifici (222).

«Riguardo ai sistemi di condizionamento e ventilazione, nonostante le promesse fatte durante e immediatamente dopo il Covid – scrive Cittadinanzattiva –, la percentuale nazionale della loro presenza nelle scuole è davvero irrisoria: ne sono dotate solo 3.967 sedi, pari al 6% del totale. Tra le regioni più virtuose spiccano le Marche (26,4%) (grazie a una precisa e lungimirante scelta da parte della Regione di investire in questa tipologia di impianti), seguite, a notevole distanza, da Sardegna (15,7%), Veneto (9,7%), Emilia Romagna (7,8%), Valle d’Aosta (7,7%), Calabria e Liguria (6,6%), Lombardia (6,4%)».

Mentre sul fronte del solare termico la percentuale in Calabria scende al 2,3%, pari a 77 edifici.

«La presenza di impianti solari termici – sottolinea il report – risulta essere ancora meno significativa: solo 1.266 sedi scolastiche, pari al 2%, ne sono dotate. Tra gli interventi previsti dal Pnrr, la riqualificazione energetica riguarderà sicuramente le 166 nuove scuole e probabilmente una parte delle 2.100 da riqualificare; poca cosa, però, se confrontate con l’intero patrimonio di edilizia scolastica esistente».

A fronte di questi dati, Cittadinanzattiva riflette sulle proposte avanzate di recente di revisione del calendario scolastico: «Le proposte emerse da più parti, tra giugno e agosto di quest’anno, di anticipare gli esami di maturità da una parte e di posticipare l’avvio dell’anno scolastico ad ottobre, se, da una parte manifestano un disagio oggettivo legato alle elevate temperature dall’altra, però, impongono interventi non estemporanei ma cambiamenti complessi e profondi: primo fra tutti quello di rivedere, così come avviene nel resto d’Europa, il calendario scolastico per adattarlo alle mutate condizioni sia climatiche che familiari e lavorative che non consentono la gestione di un periodo di vacanza concentrato in un solo lungo periodo. La frammentazione delle vacanze potrebbe, inoltre, mantenere una continuità nell’apprendimento per prevenire il fenomeno del “learning loss”, cioè la perdita delle competenze acquisite durante l’anno scolastico».