Nella sala del Tribunale ecclesiastico il prete militante ha discusso con l’arcivescovo Morrone e rappresentanti del Terzo settore dei temi al centro del suo ultimo libro
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«Gesù, diceva: “Se vuoi, vieni”. Dunque il volontariato è libertà. Una libertà che genera libertà negli altri. Nel volontariato conta cosa fai e dove conduci le persone che aiuti, cosa lasci nella loro vita. I valori di solidarietà, gratuità e reciprocità vanno letti alla luce dell'essenziale e imprescindibile "fase pedagogica" che è stimolo a chi fa e a chi riceve affinchè a sua volta faccia del bene».
Anche a Reggio Calabria, nella sala del Tribunale Ecclesiastico, in occasione della presentazione del libro “Il dono e la città. Sul futuro del volontariato” (Bibliotheka editore 2024), don Giacomo Panizza ha pungolato le coscienze e suscitato interrogativi, portando la sua testimonianza di prete militante per l’uguaglianza, per una coscienza critica e per l’impegno al fianco degli ultimi affinché smettano di esserlo per aiutare altri a fare lo stesso.
«Volontario non è chi dà perché ha di più per meritare il paradiso. Neppure lo è chi aiuta chi ha bisogno o vive un momento di difficoltà senza contribuire a debellare quel bisogno e a trasformare quella condizione di mendicante in una dimensione di persona. Volontario è piuttosto colui che si dà per rendere anche l’altro una persona libera, un cittadino o una cittadina che poi voglia a sua volta aiutare gli altri a essere liberi».
Di origini bresciane ma ormai calabrese di adozione, fondatore di Progetto Sud, una comunità autogestita di persone con disabilità a Lamezia Terme, don Giacomo Panizza si è opposto alla tracotanza mafiosa dopo avere preso in gestione un bene confiscato e da oltre 20 anni vive sotto scorta. Con questa sua recente pubblicazione, propone un’analisi del welfare sociale nel nostro Paese.
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