L’editoriale del presidente del Gruppo Pubbliemme – Diemmecom – LaC Network. Un anno difficile alle spalle, un 2022 pieno d’incognite. Ma la forza, la coesione e i valori delle centinaia di persone che ogni giorno fanno grande le nostre e vostre aziende rendono affascinante ed entusiasmante il percorso da fare in Calabria, in Italia e in Europa (ASCOLTA L'AUDIO)
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Ho sempre pensato che guardare avanti sia il modo migliore per crescere e migliorare, anche quando le certezze si sgretolano e le incognite si accumulano come massi lungo la strada. Per immaginare un 2022 migliore per tutti e augurare ogni bene a voi e alla nostra Calabria, non posso però fare a meno di portare con me le emozioni di questi anni, con i successi e gli errori, i momenti esaltanti e le ferite. Perché qui sono le mie radici, ancorate nel vissuto delle tante persone che formano la comunità di Pubbliemme – Diemmecom – LaC,e alimentate del ricordo delle persone che non ci sono più, ma vivranno sempre in noi. Proprio per questo ho chiesto ospitalità al mio e al vostro network: voglio esprimere quello che sento senza filtri, da essere umano. So che non è facile, perché molti riversano su di me grandi aspettative per le responsabilità che rivesto nelle nostre aziende.
Ed è proprio in virtù del mio ruolo che sento innanzitutto il dovere di offrire certezze alle centinaia di donne e uomini che fanno parte del nostro gruppo, uno dei più importanti del Mezzogiorno, che grazie a loro è anche una grande comunità. Soprattutto oggi, a fronte di un futuro oscurato dal Covid e dalle incognite economiche, in una terra straordinaria torturata dalla criminalità organizzata e da forme di arretratezza. Non ho difficoltà ad ammettere che a volte mi sento piccolo di fronte a problemi così importanti: ma è grazie ai miei affetti familiari (cui, per riservatezza, accenno solo qui), all’esempio di persone come il nostro Michele Porcelli – un caduto sul lavoro, un eroe di ogni giorno, un maestro di umanità – e all’abnegazione di tanti tecnici, operatori, giornalisti, grafici, creativi, operai, amministrativi, che riesco a trovare la forza, l’inventiva, la determinazione per rendere le nostre/vostre aziende ancora più grandi e solide. Se qualcuno mi chiede “come andrà?” mi basta guardarlo negli occhi per vedere tutte le persone che rendono questo nostro gruppo una realtà coesa e solida, per sentire tutta la forza e l’orgoglio che riescono a trasmetterci. Andrà bene, con voi e grazie a voi.
Perché con voi e grazie a voi ho sognato di costruire una grande azienda e, allo stesso tempo, ho potuto offrire una possibilità a chi pensa che continuare a sognare in Calabria sia un diritto che nessuno può toglierci. Se sognare è un diritto, allo stesso tempo è un preciso dovere provare a liberare la nostra terra dalle ragnatele della negatività, chiedere a ciascuno di noi di fare la propria parte opponendoci alla schiavitù della ‘ndrangheta, agli apparati corrotti, a una mentalità parassitaria, a una visione stereotipata nella quale sguazza molta stampa nazionale, alla logica del piagnisteo, migliore alibi di chi non ha alcuna intenzione di cambiare.
La logica del piagnisteo, appunto. Il nostro gruppo si espande su Roma con “VIACONDOTTI21” e “LaCapitale” non solo perché è ormai matura una dimensione nazionale, ma anche perché è arrivato il momento per tutti – noi compresi –di smettere di attribuire agli altri le colpe di ciò che non funziona e assumerci le nostre responsabilità. Vogliamo dimostrare che anche nel campo della comunicazione e dell’informazione noi calabresi possiamo dire la nostra, confrontandoci con la grande stampa senza timori reverenziali, raccontando chi siamo senza aspettare che siano altri a definirci attraverso i cliché e i servizi preconfezionati.
Di solito in uno scritto di fine/inizio anno si tirano fuori i dati, si parla delle opportunità, si fanno proiezioni. I nostri numeri sono più che positivi in un contesto– è inutile dirlo – terribile. Ma senza entrare nel merito di cifre e statistiche che forniremo in un altro momento, qui basti dire che siamo in forte crescita, che ci confermiamo saldamente leader in Calabria e tra le più importanti realtà del Mezzogiorno. E poi ci sono le novità come LaC Play e LaC Sat – che ci proiettano in un quadro nazionale ed europeo; ancora, ci sono i grandi progetti come LaC Med, premiato dalla Commissione europea nell’ambito di un bando sulle misure d’informazione che riguardano la Politica agricola comune; ci sono, da ultime in ordine cronologico, le grandi iniziative strategiche “VIACONDOTTI21” e “LaCapitale”, il nostro trampolino di lancio in una dimensione che guarda all’Italia intera e anche oltre. Ma tutto questo passa in secondo piano rispetto a quello che è il nostro “supplemento d’anima”, che ci permette di misurare i risultati non solo attraverso i numeri, ma anche e soprattutto attraverso la capacità di essere al servizio della gente in un modo intelligente.
Non sono un giornalista, ma il giornalismo è una delle mie passioni. E una delle più belle lezioni del giornalismo – ereditata da Pulitzer e riadattata ai giorni nostri – è che i lettori, i telespettatori, gli utenti del web, non sono un mercato da conquistare, un dato Auditel o un numero più o meno alto di click-rate, ma persone in carne ossa che hanno bisogno di qualcuno che difenda i loro interessi, che non permetta al potere di approfittarsi di loro o di soggiogarli. Noi questo siamo e vogliamo essere, con i nostri tanti errori e i nostri meriti, consapevoli che gli ultimi non possono essere difesi se il giornalismo si compiace del piagnisteo e i giornalisti pensano di essere più importanti delle notizie che danno.
David Randall, autore recentemente scomparso del celebre saggio “Il giornalista quasi perfetto”, sostiene che esistono due tipi di giornalismo: un giornalismo cattivo, “praticato da coloro che si affrettano a esprimere giudizi invece di scoprire le cose, che si preoccupano più di se stessi che del lettore, che scrivono tra le righe invece che dentro le righe, che scrivono e pensano in termini di formule, stereotipi e cliché” e poi un buon giornalismo “che è intelligente, divertente, affidabile dal punto di vista delle informazioni, correttamente inserito nel contesto, onesto nelle intenzioni e negli effetti, usa un linguaggio originale e non serve altra causa se non quella della verità”. Del primo giornalismo, che in Calabria e in altre parti d’Italia assume anche le forme estreme di macchina del fango e fabbrica di fake-news, sono vittime i lettori e coloro che vengono colpiti ingiustamente. A volte capita anche a me e a questa grande comunità che è il Gruppo Pubbliemme, Diemmecom, LaC Network, di essere destinatari del fango per un pregiudizio interessato o, banalmente, su “commissione” ogni qual volta siamo di fronte a passaggi imprenditoriali importanti. Reagiamo con grande serenità perché la nostra è una realtà trasparente che non teme verifica alcuna ed è sempre pronta a sottoporsi al giudizio di chiunque. Ma chi ci stima e ci sostiene non può fare a meno di sentire un po’ inquietudine, perché tra i liquami di chi si è ridotto a fare l’inquinatore da tastiera per conto terzi si sente il puzzo dei mandanti di questi messaggi, loro sì inquietanti e pericolosi.
La nostra risposta non può che essere coerente con ciò che siamo, su due fronti: il primo, di grande fiducia nello istituzioni democratiche, che certamente faranno luce su molte aberrazioni calabresi e su chi ci sta dietro; il secondo,mettendo in campo sia il giornalismo cui facevano riferimento Pulitzer e Randall - intelligente, affidabile, onesto, vicino a chi non può difendersi da solo -sia un modo di fare impresa innovativo, coraggioso, che non punti solo agli utili ma crei ricchezza e sviluppo sul territorio. Un giornalismo e un modo di fare impresa che hanno dentro un’anima, che guardano soprattutto a voi: voi che faticate a difendervi o che semplicemente avete bisogno di qualcuno che ci creda, voi che pensate che la Calabria possa essere una risorsa e non un problema, voi che avete scelto di restare o se siete stati costretti ad andare via volete comunque occuparvi di questa terra. Voi che siete stanchi di chi dice “lo Stato ci ha abbandonato”, perché lo Stato siamo noi, ed è arrivato il momento di rimboccarci le maniche.
Auguri per questo 2022 alle porte: sono certo che insieme riusciremo a renderlo un buon anno.
*Presidente Gruppo Pubbliemme – Diemmecom – LaC Network