VIDEO | Il presidente del tribunale minori di Trento ospite del progetto Polo della Legalità a Catanzaro, sua città natale: «Prima di parlar male di una generazione definendola violenta dovremmo chiederci perché manifestano la loro esuberanza in certe forme»
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Un magistrato fuori dal coro e libero nelle sue idee, anche impopolari. Come la recente presa di posizione contro le serie tv tipo "Mare Fuori" che mitizzano la mafia in un contesto giovanile dove non si conoscono bene i limiti tollerabili della trasgressione. È Pino Spadaro, nato a Catanzaro, presidente del tribunale Minorenni di Trento, ospite al Polo tecnico professionale Grimaldi-Pacioli-Petrucci-Ferrari-Maresca della sua città natale dove è stato organizzato un importante confronto su giustizia minorile e disagio giovanile.
Energia da incanalare
Davanti al sindaco Nicola Fiorita, al docente Umg Charlie Barnao, alla dirigente Elisabetta Zaccone ed al professore Gaetano Mancuso responsabile del progetto legalità, ha moderato l'avvocato Francesco Iacopino, presidente della camera penale Cantafora.
«I giovani non vanno arginati, la loro energia va semplicemente incanalata nei giusti binari - ha detto al nostro Network LaC Giuseppe Spadaro, già presidente della sezione Penale al tribunale di Lamezia, poi dei Minori a Bologna prima di approdare in Trentino - ma devono mantenere questa vivacità, questa straordinaria forza interiore, questa voglia di fare, questa esuberanza. Ma noi adulti quali modelli di riferimento stiamo proponendo ai nostri giovani. Quindi prima di parlar male di una generazione definendola violenta dovremmo chiederci perché manifestano la loro esuberanza in forme violente».
Le voci di Alessia e Leonardo
«Tendiamo tantissimo ad assimilare tutto quello che ci viene insegnato o comunque quello di cui prendiamo spunto - ci dice Alessia Maccarone maturanda della sezione D - Noi potremmo avere davvero la forza e la volontà più che altro di migliorare e insegnare anche a persone più adulte o comunque più grandi di noi tutto quello che magari negli anni scorsi è sempre passato in osservato o comunque ignorato».
«Quello che possiamo provare a fare - le fa eco Leonardo Folino del quinto G - è sicuramente valorizzare il bello che in realtà si sta pieno a pieno perdendo e oltre questo dobbiamo anche cercare di educare e limitare soprattutto i tanni che la società purtroppo sta creando sempre più in maniera frequente».
Preoccupato ma fiducioso
Pandemia ma soprattutto solitudine alla base del malessere diffuso anche tra i giovanissimi. «È un disagio uguale, dappertutto, psicologico, fortissimo che oramai contraddistingue anche l'attuale generazione. Io sono seriamente preoccupato - conclude Spadaro - perché temo che non ci siamo resi conti dei danni che siamo arrecando ai nostri figli. Nel contempo però credo che loro possiedano le risorse per dare a noi una bella lezione».