Il documentario di Francesco Gallo trionfa all'Hollywood Gold Awards film festival: «Sono felicissimo, attraverso il cinema farò tutto quello che posso per far sì che il suo ricordo non muoia mai»
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Storico, docente, scrittore, giornalista, regista cinematografico ed esperto di storia dello sport. Il cosentino Francesco Gallo è autore di diversi saggi sulla storia dello sport e regista di alcuni documentari premiati in Italia, in Europa e negli Stati Uniti.
Francesco, il tuo recentissimo cortometraggio, Denis, è stato premiato come miglior cortometraggio-documentario all'Hollywood Gold Awards film festival. Immagino sarai felicissimo. Te lo aspettavi?
«Assolutamente no. Sinceramente avevo molti dubbi che una storia come quella di Denis, ancora oggi non conosciuta in tutta Italia, potesse colpire una giuria hollywoodiana. E invece questo premio dimostra che certe tematiche drammaturgiche, presenti nella storia di Bergamini, possiedono una forza narrativa universale».
Parlaci del tuo documentario.
«Da 35 anni quel corpo disteso lungo lo sconcio asfalto della statale ionica 106, che è diventato la bara e l’indegno sepolcro di Denis, gridava giustizia. Con questo cortometraggio spero di aver dato un piccolo contributo affinché i riflettori su questa vicenda non si spengano mai. Il film nasce dalla testimonianza di Donata Bergamini e racconta una giornata precisa: quella del 18 novembre 1989, il giorno in cui Denis è morto».
Autori, attori, produttori?
«Il cast vede Chiara Gatti nel ruolo di Donata Bergamini, Francesco Scornaienghi nei panni di Denis e Carmelo Giordano in quelli del padre. Accanto a loro, Guglielmo Favilla, Giorgia Faraoni e un gruppo di attori cosentini: Antonio Filippelli, Alessia Marasco e Giuseppe Bonifacio. Tra i produttori che hanno contribuito ci sono Cgc Sale Cinematografiche, Stella S.r.l. e Rooster Produzioni, con la produzione esecutiva di Francesco Abonante, Jean Paul Stanisci e Marika Ramunno».
Possiamo dire qualcosa di Francesco Gallo?
«Il cinema è lo strumento con cui posso unire le mie più grandi passioni: la storia e lo sport. Mi permette di raccontare storie di persone che non hanno voce o a cui la voce è stata tolta».
Quali sono i tuoi progetti futuri?
«In questo momento sto lavorando a una biografia su Muhammad Ali, in occasione del decimo anniversario della sua scomparsa».
La proiezione ufficiale si terrà presso il The Hudson Theatres di Los Angeles, su Santa Monica Boulevard. Il cinema porterà oltreoceano la storia di Denis Bergamini, il calciatore del Cosenza scomparso in circostanze misteriose il 18 novembre 1989. Denis è vivo più che mai.
«E io farò tutto ciò che posso, attraverso il cinema, per far sì che il suo ricordo non muoia mai».
Un giallo che per 35 anni si è nascosto in un luogo paradossale della memoria collettiva, trasformandosi in un grande rimosso regionale e nazionale.
«Quella di Denis Bergamini è la più lunga e dolorosa vicenda irrisolta nella storia del calcio italiano. E, malgrado la recente sentenza di primo grado, con la condanna a 16 anni di reclusione per omicidio volontario in concorso con ignoti dell’ex fidanzata Isabella Internò, sul piano giudiziario mancano ancora risposte fondamentali: chi ha ucciso materialmente Denis? Chi ha inscenato il suicidio? Chi ha avuto il potere di coprire tutto per 35 anni?».
Questo premio rappresenta un ulteriore passo avanti per la diffusione internazionale del film, contribuendo a mantenere viva la memoria di un caso ancora irrisolto.
«E non ci vogliamo fermare qui. Siamo ancora in corsa per tanti festival: da Parigi a Londra, da Istanbul a Rio de Janeiro. Il viaggio di Denis è appena cominciato».