Ed ecco “Rifugio”, il nuovo album di Darman distribuito da Audioglobe. Il giovane artista calabrese (è di Carlopoli, dove torna ogni volta che può) vive da tempo a Torino, ed ha appena pubblicato il suo quarto album di inediti. Emerge l’anima intima dei brani, impreziosita da scelte stilistiche di finezza e dolcezza. In “Rifugio” Darman sorprende e si discosta dalle tre precedenti produzioni alternative rock. «Come tutte le cose della vita, dice, anche “Rifugio” segue il dettame delle regole non scritte della nostra esistenza. Mi riferisco, in particolare, alla capacità che ha l’Universo di generare bellezza a partire da eventi traumatici, che rompono gli schemi precostituiti e consentono alla materia e, nel nostro caso specifico, alla mente umana di generare pensieri e riflessioni che sfociano, poi, in qualcosa di unico e irripetibile. E l’arte, che di quella bellezza è l’espressione più alta, non può che seguire quelle leggi ancestrali che muovono il tutto».

Darman, foto di Enrico De Luigi

La musica e il legame per la Calabria

Rifugio è il quarto album in studio, ed è un disco sentito e passionale, dolce e viscerale, come d'altronde lo è tutta la produzione di Darman. «Ha quel tocco di intimismo in più rispetto ai precedenti lavori, essendo spogliato delle distorsioni e delle batterie che tradizionalmente caratterizzano il mio sound».

Il cantautore calabrese ha già all’attivo tre lavori discografici, tutti pubblicati per l’etichetta Ayawasca Sciamani Musicali: “Four-Leaved Shamrock” 10 novembre 2015, “Segale Cornuta”; 20 aprile 2017 e “Necessità Interiore”, 3 aprile 2020. «Paradossalmente, dice Darman, grazie alla pandemia ho avuto modo riscoprire la chitarra acustica e, con lei, la mia parte artistica più riflessiva, più leggiadra, più protrusa verso sensazioni di vita quotidiana, di casa, di mare, di vita semplice condita 'da fioca eccitazione'».

Ma che cos’è la musica per Darman?

«La musica è, per me, la più alta forma di espressione umana della soggettività. La possibilità di condividere tali suggestioni personali del contesto in cui viviamo la nostra esperienza esistenziale, unita alla capacità che ha l’arte di generare altra soggettività, rende quel messaggio universale, in un’esplosione sinergica di una moltitudine di pensieri generati da un pensiero di partenza. È proprio questa mia visione dell’arte che mi rende estremamente rispettoso di essa, in un rapporto viscerale che comporta il fatto di comporre musiche e parole soltanto se mosso da un impeto ispirazionale irresistibile e ineluttabile».

La Calabria ha un peso importante nella vita del giovane artista calabrese.
«Mi sono sempre sentito un cittadino del cosmo, conscio del fatto che l’Universo sia talmente grande che è davvero anacronistico pensare a confini, fili spinati e tutto ciò che ne consegue. Sono altrettanto convinto, però, che le radici e le culture che ti porti dentro siano essenziali per comprendere l'altrui pensiero e le varie sfaccettature del mondo. Per questo porto con me, in ogni istante della mia esistenza, le mie radici, quelle della mia amata Calabria, che illuminano costantemente la mia esistenza e il mio percorso artistico. Ogni qualvolta l’ispirazione giunge a me, infatti, c’è sempre e costantemente quel retrogusto d’infanzia meravigliosa e piena d’amore, d’aria pura della Sila, di corse sfrenate nei prati nella mia Carlopoli, di ginocchia sbucciate, di profumo di legna, di sapore di scirubetta con neve e caffè, di estati calde e cariche di sogni e aspettative da vivere sulle spiagge dei nostri meravigliosi mari. Dovunque vada e qualunque cosa faccia, porto sempre con me l’unicità della nostra terra, da sempre crocevia e commistione di culture e tradizioni, di purezza d’animo e di vita vissuta con amore e legami indissolubili».