Dal trailer il film non sembra granché, ma a trainarlo potrebbero essere proprio le parole indignate di parroci e credenti che in queste ore stanno lanciando scomuniche virtuali al nuovo film di Ficarra e Picone “Santocielo”, anche se sarebbe stato più azzeccato “Apriti Cielo”. Per capire il perché, facciamo un breve riassunto della trama di quello che doveva essere un film natalizio per famiglie e ora rischia di diventare più discusso di un singolo di Marilyn Manson o di un singolo dei Beatles suonato al contrario.

Dio (Storti) decide che è ora di mandare in Terra un Nuovo Messia, per farlo è sufficiente che l’angelo Aristide (Picone in una imbarazzante versione bionda) tocchi con una mano il ventre della prescelta. Per errore, però, a restare incinto sarà un uomo (Ficarra) con buona pace di Schwarzenegger che i nove mesi di gravidanza se l’era scontati negli anni Novanta e senza bisogno di angeli (ma parliamo pur sempre di Terminator).

I due comici siciliani con “Santocielo” (tutto attaccato) hanno vidimato un biglietto di uscita anticipata dall’Eliseo dei “buoni” per entrare nel girone delle cronache dannate, almeno a leggere le prime polemiche servite più che contorno, da antipasto. Dagli applausi con cui era stato accolto il loro “Primo Natale”, canonico, evangelico, divertente e soft, alle folgori cattoliche il passo è stato breve quanto una fetta di cinepanettone.

Don Mario Sorce, prete della chiesa del Sacro Cuore di Gesù del Quadrivio Spinasanta, dalla sua pagina Facebook ha appellato il film come «blasfemo» e rivolgendosi ai due attori, con la morte del cuore, ha aggiunto: «Si evince che Dio è un imbranato, che Gesù si incarna nuovamente e cosa più grave che si incarna nel ventre di un uomo. Dulcis in fundo il paradiso è un perfetto caos. Posso capire che si cerca la novità per far ridere ma questo è troppo. È blasfemo e va denunciato come tale e certamente non andrò a vederlo neanche per curiosità. Cari Ficarra e Picone mi avete deluso».

Una carezza in confronto al pugno duro di Padre Pino Miller, che dalla solitudine dell’Eremo dei Santi Francesco in Soreto a Dinami (Vibo Valentia), ha messo da parte la serafica indulgenza e ha chiamato Ficarra e Picone «servitori del diavolo» perché hanno «accettato di mettere in scena l’ennesimo tentativo di distruggere la fede cristiana mettendo in ridicolo tutti e tutto: dal Padre Eterno fino alla vecchietta che entra in Chiesa per pregare». Sono bastati i due minuti del trailer, insomma, a infiammare gli animi.

«È un vero “peccato” che il regista e sceneggiatore Francesco Amato abbia orchestrato questa rappresentazione irriverente, irrispettosa, grottesca, maleducata e tanto altro. Qui non c’è assolutamente nulla di artistico! Assolutamente nulla di divertente! Non c’è nulla da ridere. Non è una cosa comica!» tuona l’eremita che proprio non si spiega come mai gli attentati terroristici vengano condannati all’istante, così come le guerre e le aggressioni violente, e non quello che definisce un «prodotto tossico e velenoso, per nulla innocente «molto, molto, molto peggio di tutte queste cose messe insieme!». Insomma niente assoluzione neanche per Giovanni Storti, del trio Aldo Giovanni e Giacomo, anche se l’eremita con lui è più tenero («povero Giovanni Storti!»), non fosse altro che per la parte che ricopre, cioè Dio. Per il resto, nella sua lunga lettera, Padre Pino Miller non concede margini di alcun tipo e condanna senza appello un film che esce oggi, ma è già relegato negli scaffali del cinema maledetto, altro che Nosferatu.