«È iniziato tutto perché l'ha voluto Dio, e la sua chiamata si ripete ogni giorno sempre più».
È quanto scandisce Bartolo Mercuri, 66 anni, l’uomo che nella Piana di Gioia Tauro quotidianamente si dedica ad aiutare i poveri.

Accorre dove c'è bisogno di lenire la sofferenza altrui, in modo assiduo e instancabile. Così come avvenuto nei giorni scorsi a Roccella Ionica in seguito allo sbarco dei superstiti del tragico naufragio.
«Mi ha chiamato padre Francesco di Roccella Ionica in merito agli sbarchi dove ci sono stati dei morti e ho portato dei viveri - racconta Bartolo -. Mi fa stare bene fare beneficenza, è un comandamento di Dio: dice di amare tutti senza distinzione di colore e razza. Siamo tutti fratelli e suoi figli. Se ognuno facesse qualcosa per l’altro si potrebbe alleviare tanta sofferenza e solitudine. Chi può aiutare lo faccia, perché tutto qua rimane dopo il nostro passaggio terreno».

Bartolo Mercuri è presidente dell’associazione “Il Cenacolo” con sede a Maropati paese di 1400 anime ai piedi dell’Aspromonte. L’associazione è un centro di aggregazione sociale, dal 2000 diventato punto di riferimento di immigrati e famiglie italiane in difficoltà. In migliaia vi si recano, con modello Isee, per avere in cambio viveri, vestiti, cura e attenzione. Insieme a tantissimi volontari, Bartolo si occupa di aiutare chi vive in condizioni di disagio, tutti, nessuno escluso. E lo fa perché spinto da un amore sincero verso il prossimo.

Una conversione avvenuta in carcere nel 1989, all’età di 33 anni, quando sentì nel cuore la luce del Signore. Uscito di prigione, ha abbracciato i valori del “Rinnovamento dello spirito" e da allora cura i più fragili. È anche responsabile di un gruppo di preghiera “Il cenacolo dei figli di Dio”. È sposato e padre di quattro figli, di cui uno, don Gaudioso Mercuri, ha seguito la vita sacerdotale. Presso l’associazione ogni venerdì dalle ore 14:30 alle 18:00 vengono distribuiti i viveri, grazie anche alle donazioni di parrocchie, banco alimentare, negozi, singole persone.

«L'aiuto arriva da Dio – afferma Bartolo -.La gente vede il bene che si fa, e come si fa, e quindi ci aiuta». Bartolo Mercuri dona il proprio tempo agli altri con estrema generosità. Fa anche avanti e indietro tra tendopoli e baraccopoli del territorio a bordo di un pullman (in passato distrutto da atti intimidatori, e riacquistato grazie alla solidarietà di persone e associazioni). Si sposta da un luogo all’altro per assistere gli immigrati, di cui è diventato amico, e che lo chiamano “Papà Africa”.

 «Con il pullman in questo periodo sono fermo, ma a settembre riprenderò quando ritornano i ragazzi nei campi. Il martedì e il venerdì li prendo con me per rifocillarli. Li porto al cenacolo e gli diamo da mangiare, vestiti, un po' di tutto. Mi spinge l'amore di Dio. Nella mia vita desidero fare la sua volontà: aiutare il prossimo, gli invisibili, quelli visibili a tutti e che noi non vediamo, è la mia vocazione».