VIDEO | Una abbandonò 38 anni fa il suo lavoro di postina e da allora vive nel piccolo centro aspromontano con le sue caprette, l'altra vi è arrivata da poco e qui ha aperto un laboratorio tessile. E da abbandonato, il paese cresce sempre più (ASCOLTA L'AUDIO)
Tutti gli articoli di Attualità
A 250 metri dal mare Ionio calabrese, in provincia di Reggio Calabria, sorge Pentidattilo, un borgo arroccato sulla rupe del monte Calvario, in Aspromonte. Questo piccolo centro abbandonato viene definito da molti "paese fantasma", ma rappresenta anche uno dei luoghi più suggestivi dell'area grecanica e dell’intera Calabria.
Il nome deriva dal greco pènta-dàktylos, cioè “cinque dita” in quanto presumibilmente la rocca in passato doveva avere una forma che ricordava quella di una ciclopica mano con le dita tese.
A partire dal 1960 la popolazione iniziò ad abbandonare le abitazioni trasferendosi nel nuovo paese, costruito un po’ più a valle, per questo oggi ha l'appellativo il "paese fantasma": la maggior parte delle case è abbandonata a se stessa e di conseguenza distrutta e solo qualcuna è ancora ben conservata.
Ma l’appellativo di "paese fantasma" sta stretto a Pentedattilo: negli anni ’80 del secolo scorso, infatti, una donna di nome Rossella giunse in vacanza da Viterbo e, visitando il borgo, rimase talmente affascinata che decise di non far più ritorno nella sua città. Lasciò il lavoro di postina per rimanere definitivamente a Pentidattilo dove comprò una piccola casetta: oggi da oltre 38 anni vive da contadina, coltivando piccoli terreni e pascolando le sue caprette. Da pochi anni insieme a Rossella vive anche Makandjan, un giovane algerino che la aiuta nelle varie faccende giornaliere.
Fino a pochi mesi fa, gli abitanti del vecchio borgo erano solo due, ma oggi grazie all'esempio di Rossella e Makandjan, la popolazione è cresciuta ancora. Da poco, infatti, qui si è trasferita anche Daniela, un'artigiana che ha avviato un piccolo laboratorio tessile. La nuova abitante ci dice che dopo essersi trasferita a Pentidattilo è rinata, perché questo posto le trasferisce una forza indescrivibile che la fa stare bene, ma soprattutto la aiuta, attraverso il suo laboratorio, a far conoscere le sue creazioni e a incontrare nuova gente.
Daniela è un'artigiana in continua sperimentazione che cerca anche di mantenere vive le vecchie tradizioni lavorative adeguandole ai tempi nostri, realizzando tappeti decorativi anche con la tecnica della tessitura latino-americano, gioielli e vari oggetti di ogni genere, utilizzando anche materiale di riciclaggio.
Sulla porta del suo laboratorio c’è una piccola insegna: "Artigianato Danisia", un nome nato dall'unione del nome Daniela con quello di sua figlia Alessia. È anche grazie a lei che Daniela ha avuto il coraggio di cambiare totalmente vita.