È al numero 104 di vie Diego Fabri, nel municipio 4 di Roma, il parco che da oggi, 11 giugno 2024, porta il nome di Peppe Valarioti.

È stato scelto proprio questo giorno per inaugurare questo luogo che in cui, nella Capitale, continueranno a risuonare il nome, la storia e l'impegno di Peppe Valarioti, ucciso a Nicotera l'11 giugno del 1980, quando con i compagni era andato a festeggiare la vittoria elettorale del partito Comunista a Rosarno.

Spiccano i suoi trent'anni (1950-1980) sulla targa. I trent'anni che aveva il coraggioso e appassionato dirigente comunista, Peppe Valarioti ("politico vittima della 'ndrangheta") quando fu ucciso dalla 'ndrangheta, proprio l'11 giugno di 44 anni fa.

L'intitolazione odierna è frutto dell'iniziativa dell'associazione antimafia da Sud che con i consiglieri di Roma Capitale Giammarco Palmieri, primo firmatario, e Nella Converti avevano steso la mozione poi approvata all'unanimità dall'assemblea capitolina nei mesi scorsi. Oggi la cerimonia con la scopertura della targa in questo parco che legherà per sempre la storia di Peppe Valarioti all'intero nostro Paese.

Con l’assessore alla Cultura del Comune di Roma, Miguel Gotor, e i consiglieri comunali promotori Giammarco Palmieri e Nella Converti, il fondatore dell’associazione daSud Danilo Chirico, i familiari di Peppe, la sorella Angela, la nipote Caterina Palaia, figlia della sorella Francesca Valarioti, Caterina Naso, moglie di un nipote di Peppe, e il pronipote Domenico Bottiglieri. Presente con loro anche Carmela Ferro, all’epoca fidanzata di Peppe Valarioti e oggi testimone impegnata, soprattutto nelle scuole, del suo fervore culturale e della sua passione civile.

Peppe Valarioti voce DaSud

«Su impulso dell’associazione daSud, i consiglieri di Roma Capitale Giammarco Palmieri, primo firmatario della mozione, e Nella Converti hanno portato la proposta di intitolazione di un parco all’interno dell’Assemblea Capitolina. L’approvazione è avvenuta nei mesi scorsi. Le storie delle vittime innocenti delle mafie meritano di essere ricordate. Tutte. Come risarcimento – minimo, parziale, insufficiente – da parte di un Paese colpevole, perché troppe volte incapace di assicurare verità e giustizia alle centinaia di cittadine e cittadini uccisi dai clan.

Ma dobbiamo essere onesti: Giuseppe Valarioti per noi è una figura speciale. Il suo monito: “Se non lo facciamo noi, chi deve farlo? ”, è stata per noi costante ispirazione. A Valarioti abbiamo dedicato libri, murales, una mediateca e tutto il nostro impegno. E continueremo a farlo perchè l’antimafia ha ancora qualcosa da dire». Così l’associazione DaSud invitava alla partecipazione alla cerimonia odierna nel suo post su facebook.

Peppe Valarioti oltre i confini della Calabria

«Desidero soprattutto ringraziare Danilo Chirico e l’associazione daSud per l’impulso dato a questa bella iniziativa che porta il nome di Peppe Valarioti fuori dai confini della Calabria. La cerimonia in occasione dell'anniversario dell’omicidio riempie ancora più di significato l’intitolazione del Parco a Roma. La storia di Peppe, per i forti valori etici di cui è impregnatamerita di essere conosciuta da tanti giovani, politici, intellettuali, cittadini non solo calabresi ma di tutta Italia. Questa iniziativa costituisce una tappa importante in questa direzione». Con queste parole Carmela Ferro, all’epoca fidanzata di Peppe Valarioti e oggi testimone impegnata, soprattutto nelle scuole, del suo fervore culturale e della sua passione civile, aveva annunciato l'appuntamento odierno al quale non ha fatto mancare la sua presenza.

La memoria antidoto all'indifferenza e alle mafie

«Il silenzio e l’assenza di memoria sono complici delle mafie. Per questo oggi abbiamo intitolato a Roma, nel quartiere di San Basilio, un parco a Giuseppe Valarioti, politico, intellettuale, dirigente del Pci e vittima di ‘ndrangheta. Il suo è stato il primo omicidio politico della Calabria, un omicidio che ancora oggi non ha -vergognosamente- un colpevole condannato.  Eppure quel colpevole ha un nome molto chiaro: ‘Ndrangheta.

Ogni giorno, nello svolgimento delle nostre funzioni, dobbiamo far sì che nelle zone delle nostre città dove le mafie arrivano prima delle istituzioni, ci siano le nostre politiche di welfare, ci sia il lavoro e si creino spazi per la cultura e la socialità. Perché il nostro scopo deve essere quello di impedire che le persone finiscano tra le braccia della criminalità organizzata, dando a tutte e tutti le stesse possibilità di partenza. Solo così saremo in grado di contrastare veramente le mafie. Lo dobbiamo alle cittadine e ai cittadini. Lo dobbiamo a Giuseppe. “Se non lo facciamo noi, chi deve farlo?». Così la consigliera Nella Converti, ringraziando l'associazione DaSud e i familiari di Peppe Valarioti, nel suo post su fb.

La storia

Le rivelazioni del pentito Pino Scriva hanno indicato un ruolo determinante delle cosche di ‘ndrangheta locali dei Piromalli, Pesce, Pisani come mandanti dell’omicidio.  Nel marzo 2011 un apposito comitato ha chiesto la riapertura delle indagini.  Ma ad oggi, ancora nessuna verità accertata in giudizio.

Classe 1950, diplomato al liceo classico Nicola Pizi di Palmi, laureato in Lettere Classiche all’università di Messina, Giuseppe Valarioti era professore di Lettere al liceo scientifico Raffaele Piria di Rosarno.  Appassionato di studi archeologici dell’antica Medma, aveva uno spirito indomito, un intelletto vivace e un’autentica fede comunista.  Era segretario di sezione e consigliere comunale di Rosarno.  Denunciava incessantemente le ingiustizie sociali generate dalle angherie della ndrangheta e da un sistema di compiacenze e connivenze. Debellare queste ingiustizie e questo sistema era per lui l'unica via per costruire una società libera e giusta.

La memoria coltiva semi di speranza e, nel segno di Giuseppe Valarioti, continua a testimoniare che l’impegno contro il malaffare e la sopraffazione mafiosi non solo resta necessario oggi come ieri ma non conosce confini territoriali e temporali.