Giuseppe Caruso, un’esperienza all’estero per tanti anni, poi il ritorno con la moglie Manuela Arminio in Calabria, a Petilia Policastro, nell’alto crotonese. Docenti, artisti, appassionati delle bellezze del mondo. Ma il loro pensiero è sempre stato rivolto alla loro terra, la Calabria. E così dopo tanto girovagare, ecco il ritorno. Giuseppe si racconta così: «Siamo tornati diversi anni fa. Eravamo a Firenze. Ho iniziato gli studi all'Accademia di Belle Arti di Catanzaro, quando ancora era in Viale De Filippis, da lì Firenze, concludendo a Berlino. Mia moglie invece aveva già conseguito la seconda laurea in interpreti e traduttori».

Ma chi torna in Calabria deve pur avere un progetto, un’alternativa...
«Sì. Ho detto questo perché se al momento vuoi tornare in Calabria, devi avere degli obiettivi chiari. E lo studio e lo specializzarsi in un settore ti aiuta ad affrontare meglio eventuali problemi. Infatti per un giovane designer come me, citato per ben due anni tra i mille più bravi del mondo, non fu difficile entrare nel mondo del lavoro. Perché l'unica cosa che manca in Calabria è il lavoro con il quale potremmo colmare tanti vuoti».

Svimez prevede una grande fuga dal Sud, con la Calabria che perderà 300.000 abitanti nei prossimi anni. Sarebbe un disastro. E su questo Giuseppe è chiaro:
«Ne parlai proprio pochi giorni fa con il prof. Vito Teti, si discuteva di ‘Restanza’.  Ne sono cosciente, ma preferirei vederla alla maniera del prof. George Glottob che da Oxford si è trasferito a Paola per lavorare su nuovi progetti sull'intelligenza artificiale con l'università della Calabria».

Giuseppe e signora non appena arrivati hanno messo a ‘soqquadro’ Petilia. E negli ultimi due anni hanno fatto parlare di loro mezza Italia. Gli splendidi murales del maestro Caruso hanno illuminato gli antichi vicoli del paese. Hanno aperto una libreria con circa 10.000 libri donati da sostenitori di tutta Italia. Tante altre le iniziative messe in atto che hanno coinvolto anche gli anziani del paese
«Dalla casetta vuota di mio nonno, al vicoletto inserito su Google Maps. Fino ai ‘Libri Liberi’ di Manuela. Semplici idee che hanno portato giornalisti di tutta Italia nel mio piccolo paese in Calabria. Ma sono arrivati anche tanti bambini e tante persone ad avvicinarsi all'arte e alla lettura. Una cosa incredibile da tanti punti di vista».

Giuseppe Caruso


Poi Giuseppe e Manuela hanno costruito una rete incredibile di rapporti grazie alla rete. A Petilia arrivano scolaresche, altri piccoli centri vogliono essere coinvolti.
«A volte raggiungiamo i 4 milioni di followers al mese, sono persone che visitano la nostra pagina social. Normalmente sono 2 Mln. La cosa straordinaria? Racconto storie semplici, fatti del mio paese, della mia famiglia, una libreria piena di bambini in una casa che ci è stata donata, il canto del gallo per un buongiorno. Cose così semplici che poi pensandoci insieme a tutti loro ho capito invece che sono le cose più belle della vita. La gente vuole ritornare alla semplicità dei gesti e soprattutto dei rapporti»

A chi vuol lasciare la Calabria bisogna pur dire qualcosa.
«Purtroppo non posso dire nulla a chi vuole lasciare la Calabria. Ho pianto un mese quando il mio amico Emanuele si è trasferito a Milano. Ma qui non c'era lavoro e quello che c'era era mal pagato. A loro non possiamo dire nulla. Più che altro dovrebbe essere la classe politica e imprenditoriale a dare delle risposte. Ora».

Ma chi è veramente Giuseppe Caruso, il giovane artista conosciuto in mezzo mondo che ad un certo punto molla tutto e torna in Calabria?
«Sono un sognatore. Quando vado a visitare alcuni paesini del nord ci arrivo in treno. Arrivo proprio in centro o al limite a due passi dal paese. Se tutti i nostri paesi fossero collegati bene tra di loro e con il resto della Calabria, forse sarebbe tutto diverso, credo. Io sono un sognatore. E vorrei che la mia terra avesse le stesse cose che hanno le altre Regioni. Perché noi amiamo la Calabria».