VIDEO | Rifiutò di pagare il pizzo e denunciò i suoi estorsori: per questo il fotografo venne sequestrato e ucciso dalla 'Ndrangheta. Stamane il sodalizio ha ripercorso “Il sentiero della Memoria”
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Era il 22 luglio 1993 quando il fotografo di Bovalino Lollò Cartisano veniva sequestrato e poi ucciso dalla ‘Ndrangheta, a seguito del suo rifiuto di pagare il pizzo e alla denuncia nei confronti dei suoi estorsori poi arrestati. Quello di Cartisano è l’ultimo di una serie di 18 sequestri perpetrati in 15 anni nel paese della Locride. Oggi, a distanza di 29 anni dal sequestro si torna a percorrere I Sentieri della Memoria, una marcia promossa dall’associazione “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, di cui è presidente Don Luigi Ciotti, per ricordare Adolfo Cartisano detto Lollò e tutte le vittime innocenti della ‘Ndrangheta. Un tragitto che torna ad essere percorribile dopo un lungo periodo di inagibilità per via di alcune frane.
«È un momento emozionante - ha raccontato Deborah Cartisano, figlia di Lollò - perché finalmente dopo sette anni possiamo scendere in maniera agibile dove c’è la lapide di mio padre; penso a mia madre, che non cammina più tanto bene e per sette anni non ha potuto portare un fiore su quella lapide».
I familiari delle vittime delle mafie della Calabria assieme ai ragazzi dell’associazione don Milani, alle autorità civili e religiose e un folto gruppo di cittadini hanno percorso il sentiero che porta a Pietra Cappa, dove a distanza di dieci anni dal sequestro sono stati rinvenuti i resti di Cartisano. Il ritrovamento era stato possibile in virtù delle indicazioni fornite in forma anonima dal carceriere di Lollò, dopo che per anni Deborah Cartisano aveva inviato delle lettere aperte indirizzate ai sequestratori del padre.
Oggi, non troppo distante dal monolite di Pietra Cappa, è posta una lapide commemorativa del fotografo bovalinese strappato ingiustamente all’amore della sua famiglia.