I fuochi hanno cercato di restituire la consueta forza ed energia che solo la Madonna di Capocolonna sa consegnare, come e più di ogni anno, alla comunità crotonese. La tradizione pagana più “giovane” dei fuochi d’artificio all’arrivo da mare di Maria di Capocolonna, ieri sera ha chiuso il lungo pellegrinaggio tra i più secolari della Calabria. I tredici chilometri di pellegrinaggio tra sabato e domenica hanno seguito le raccomandazioni del pastore di tutti: monsignor Angelo Panzetta arcivescovo di Crotone e Santa Severina.

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Ma l’arrivo da mare e l’approdo al porto che ha anche trovato il governatore della Calabria assistere a questo evento così partecipato, consegna ai crotonesi una delle rarissime occasioni, se non l’unica, dove, tra le vie intercettate dalla Madonna Nera, e finanche sui balconi ed i terrazzi, trasporto, consegna dei propri limiti e delle proprie certezze.

È sembrato, grazie al composto ed equilibratissimo spargersi della folla per tutto il lungomare di Crotone, che non si debba attendere la festa grande del settennato (la prossima sarà nel 2026) quando la Festa Maggiore fa entrare nella processione il quadro originale che al rientro, non viene imbarcato, ma portato via terra su un carro trainato da buoi.

Anche questo anno infatti, dopo la pandemia e la processione “bagnata” lo scorso anno dai fortissimi temporali con allarme alluvione, per fortuna solo accennata, si è sentita una sorta di responsabilità collettiva più forte, più responsabile; con una folla particolarmente composta ed assorta.

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Anche gli applausi e le urla di incitamento, così come il lancio dei tradizionali bigliettini di dedica o ringraziamento dedicati alla Madonna lanciati sull’ancora più grande folla, sono apparsi più composti, misurati e “dolci”. Ora il quadricello dopo il giro per tutte le parrocchie della città, farà nuovamente strada all'icona sacra originale di Maria rientrerà al suo (nuovo) posto, nella navata dell’Immacolata, visto che, come noto, il Duomo è ancora chiuso: il posto dove tutti i fedeli vanno comunque a porgere un saluto, una preghiera o un auspicio per tentare di fare posto a nuove e più tenui speranze per un futuro con meno guerre e veleni.