Rischio usura alto. Altissimo. Le province di Crotone (96,8 %) e di Vibo Valentia (82,1%) secondo uno studio dell'Eurispes, l'istituto di Studi Politici, Economici e Sociali, sono tra i territori italiani più esposti al fenomeno dello strozzinaggio.

 

Ma se la città pitagorica e quella di Luigi Razza sono quelle più esposte questo non significa che sia solo il meridione a riempire le caselle della specifica classifica. Anche nel resto della penisola, infatti, il ricorso a prestiti da soggetti che ricadono negli interessi usurai è molto diffuso. Basti pensare che a tenere in mano i vertici della graduatoria nazionale è Parma.

 

Ad incidere è la sofferenza perdurante del tessuto produttivo e sociale; quella che, ormai banalmente, chiamiamo crisi che ha messo in moto una serie di meccanismi a catena tali da portare il 12 per cento delle famiglie italiane a non potersi più rivolgere alle banche e a dovere bussare alle porte di soggetti privati. Non parenti, né amici, ma altre figure che in questo modo hanno messo in moto un sistema da 30 miliardi di euro.

 

E bisogna sfatare il mito dell'usuraio "brutto, sporco e cattivo". Lo spiega bene Gian Maria Fara, presidente dell'istituto di ricerca: "Le organizzazioni criminali hanno ben compreso che l'usura rappresenta un metodo di straordinaria efficacia da un lato per riciclare denaro sporco e ottenere facilmente ingenti guadagni, dall'altro per impossessarsi di quelle imprese e attività che non sono in grado di far fronte ai debiti contratti, divenendo dapprima soci e in seguito veri e propri proprietari".

 

L'usuraio oggi – chiarisce Fara - "non è rintracciabile solo tra criminali e mafiosi, ma è presente anche tra gli 'insospettabili': negozianti, commercialisti, avvocati, dipendenti pubblici, che hanno sfruttato il lungo periodo di crisi economica e l'indebitamento di famiglie, commercianti ed imprenditori per arricchirsi, forti delle crescenti difficoltà di accesso al credito bancario. Ed è nata una nuova figura: quella dell'usuraio della stanza accanto". Tiziana Bagnato