Quarantadue anni fa, il 2 giugno 1981, l’Italia si svegliò con una tragica notizia: la morte di Rino Gaetano in seguito a un incidente stradale. È la Festa della Repubblica e la notizia rimbalza subito dalla Capitale ai rotocalchi nazionali, perché Rino oltre ad essere all’apice della notorietà, è da anni cercato e voluto in tutte le feste organizzate da colleghi e addetti ai lavori. È punto di riferimento di un anticonformismo originale e pure colto. Rino Gaetano è infatti già passato alla RCA dalla piccola IT che lo aveva cresciuto al Folk studio assieme agli amici De Gregori, Venditti e tutto il clan di Micocci (il famigerato Vincenzo che voleva essere “ammazzato” da Alberto Fortis, che fu scartato dall’impresario di tantissimi artisti di successo). 

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Il Tg2 manda una troupe a seguire i funerali celebrati il 4 giugno nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù, dove ci sono tantissimi colleghi musicisti e dirigenti della RCA assieme a parenti, amici e fan. Rino era tra l’altro reduce dal tour che avrebbe dato vita ad un Qdisc, secondo di tre progetti della RCA, che stava puntando a riunire artisti diversi fra loro in un'unica tournée della quale il disco fosse poi un ulteriore mezzo di promozione. E quel disco che diverrà cult, riporterà alcune registrazioni dal vivo effettuate all'Auditorium di Pistoia il 4 marzo e al Palasport di Novara il 5 marzo 1981 da Maurizio Montanesi, storico ingegnere del suono e pietra miliare di tantissimi artisti del calibro di Ivan Graziani, Renato Zero, De Gregori, Venditti, Lucio Dalla, Stefano Rosso, Mike Francis, Amii Stewart ed addirittura Gigi Proietti ed il maestro Ennio Morricone.

Ed anche per quel progetto con Cocciante (che canta Aida di Rino Gaetano che invece interpreta, a sua volta, un’ancora magistrale versione di A mano a mano) Montanesi sperimenta e osa grazie a Giovanni Tommaso dei New Perigeo che ha in formazione Agostino Marangolo, Maurizio Giammarco, Carlo Pennisi e addirittura Danilo Rea al pianoforte, le tastiere e la marimba. Fattori che gli artisti dell’epoca cercavano di scoprire e seguire e che contribuiscono a comporre una partecipazione emotiva per la tragica e precoce morte dell’artista che inizia ad assumere anche certa “mitologia” di suggestione.

L’alchimia prettamente musicale è certamente rappresentata da Ma il cielo è sempre più blu, canzone che era stata pubblicata nell’estate del 1975 e che divenne già all’epoca un tormentone. Una canzone che da decenni è entrata anche nel cuore di tante tifoserie sportive, e non solo del calcio. A Crotone, città natale del cantautore, sembrerebbe sia stata utilizzata per la prima volta nel 2000, all’esordio assoluto degli squali in Serie B. Portò fortuna: 2-1 contro il Ravenna. Da allora, i supporter rossoblù hanno continuato la tradizione, ma hanno portato all’Ezio Scida anche altri brani, come la cocciantesca A mano a mano.

Tuttavia, a confermare che il cantante crotonese è amato in tutta la penisola, e specificatamente a Genova, c’è la bella storia, sponda blucerchiata, che fa ripercorrere al 2010 l’anno d’inizio di un vero e proprio rito che si consuma dalla gradinata sud del Marassi, durante le gare interne della Sampdoria. Dovrebbe infatti essere il 16 maggio 2010 in occasione di Samp-Napoli (gara poi vinta dai doriani con goal di Pazzini), che i tifosi blucerchiati fanno rivivere Ma il cielo è sempre più blu con la simpaticissima modifica, al ritornello, dell’aggiunta cerchiato di blu.

Mitologia, riti e memoria, al Sud più che nel resto d’Italia, si consumano con alchimie davvero svariate e, spesso, caratterizzate da espedienti. In occasione della chiusura di una querelle durata anni attorno all’ukulele che Rino Gaetano portò a Sanremo, quando arrivò terzo con Gianna, lo scrittore e animatore Gianluca Facente scrisse e consegnò alla Fondazione Una Casa per Rino un racconto. L’Ukulele che veniva allestito in una mostra permanente curata dai Maestri orafi e scultori Michele ed Antonio Affidato, ancora fruibile alla Lega Navale di Crotone, divenne così un espediente per il giovane scrittore appassionato di storia e miti del territorio che azzardò su come un pezzo di legno potesse legare il viaggio di una nave allo strumento, così particolare, che Rino Gaetano scelse come uno dei suoi, non pochi stratagemmi per accompagnare i suoi testi e arrangiamenti sempre davvero così particolari.

La ricostruzione che proponiamo è un modo per aggiungerci agli auguri a Rino Gaetano ed anche alla città di Pitagora che possa essere sempre più pronta a “vestirsi” di cilindro, frac, jeans e scarpe da tennis, o di qualsiasi altro segno distintivo! E anche la location scelta vuole avere il senso di ricordare la statua installata dalla Fondazione, il suo compianto presidente Giancarlo Sitra il primo front man della Kathmandu band, il compianto Giancarlo Muscò, e tutti quelli che attorno al progetto Una Casa per Rino si sono spesi e si spendono per nutrire la memoria artistica e culturale di Rino Gaetano, soprattutto grazie all’impegno costante di Giusy Regalino che ne ha raccolto il complicato testimone. Anche LaC OnAir, la radiovisione del Gruppo LaC, oggi più che al solito, dedica uno spazio particolare all’artista crotonese mandando in onda quasi tutto il suo fantastico repertorio.