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COSENZA - Una banda composta da quattro donne dedita all'usura e all'estorsione e' stata sgominata dai carabinieri del reparto operativo di Cosenza che stamani hanno arrestato tre persone (una ai domiciliari) e notificato obblighi di presentazione alla pg ad altre due. Secondo l'accusa, le donne e l'uomo (sottoposto alla misura dell'obbligo di presentazione alla pg) avrebbero prestato, nell'ottobre 2009, denaro ad un imprenditore della provincia di Cosenza in difficoltà economiche, costringendolo a pagare tassi usurai del 10% mensile. L'inchiesta, avviata alla fine del 2013 e coordinata dalla Procura della Repubblica di Cosenza, ha messo in luce episodi di minacce, anche con l'uso di armi, rese ancora piu' pregnanti dal fatto che due delle donne arrestate sono molto vicine a esponenti di vertice della cosca Lanzino-Rua' di Cosenza.
Gli indagati. Sono partite dalla denuncia della vittima, le indagini che hanno portato all'esecuzione di cinque provvedimenti cautelari, quattro dei quali a carico di donne, per usura aggravata ed estorsione. Una banda tutta al femminile, dunque, che ha indotto gli inquirenti a definire l'operazione "Profondo rosa". Tre le donne arrestate: Fausta Malgaritta, di 51 anni, Maria Pia Montalto (62) e la figlia di quest'ultima, Emanuela Pirola (27), alla quale sono stati concessi i domiciliari. Obbligo di firma, invece, per due coniugi di 39 e 38 anni, legati da vincoli di parentela alle donne arrestate.
La vittima. L'incubo per la vittima, un imprenditore, è iniziato nel 2009, quando ha ottenuto un prestito di 35mila euro, per il quale, secondo l'accusa, sarebbe stato costretto a pagare, fino al 2013, anno in cui ha deciso di rivolgersi ai carabinieri, interessi mensili del 10%. L'esborso totale è stato di 154mila euro. L'imprenditore sarebbe stato anche più volte minacciato dal gruppo, anche con un fucile, arma che però non è stata ancora trovata. In un'occasione la vittima sarebbe stata anche avvicinata all'uscita dell'ufficio postale e minacciata perché le componenti della banda sospettavano che potesse aver versato delle some di denaro invece di darle agli estortori.
Le minacce. Maria Pia Montalto e Fausta Malgaritta sono le mogli di due noti personaggi della malavita cosentina, vicini al clan Ruà-Lanzino. L'influenza della cosca nell'attività di usura ed estorsione non è stata provata tant'è che l'inchiesta è stata coordinata dalla Procura ordinaria di Cosenza, anche se le donne, è detto nell'ordinanza, utilizzavano i nomi dei mariti per intimorire la vittima e costringerla a pagare. Minacce del tipo: "Se non mi dai i soldi ti ammazzo tutta la famiglia e ti brucio il cantiere... mio marito si è fatto 22 anni di carcere e te la fa pagare ... non è un fesso ... ha le sue amicizie". "Denunciare conviene sempre", ha detto il comandante del Nucleo operativo dei carabinieri di Cosenza Vincenzo Franzese illustrando i particolari dell'operazione. "Era stato preso di mira un imprenditore edile che, trovandosi in difficoltà economiche, era stato 'aiutato' dal gruppo", ha detto il comandante provinciale dei carabinieri Giuseppe Brancati.