Un altro progetto, unico in ospedale in Calabria, è nato a Cosenza. È la Banca della parrucca, una realtà nata in convenzione con l’azienda ospedaliera di Cosenza e l’associazione Tricostarc di Roma. Voluto dall’associazione OncoMed che così ha raggiunto un altro obiettivo che fa parte del programma più complesso dell’umanizzazione dell’ospedale.

OncoMed cambia sede e rimanendo a Cosenza riparte con maggiore forza. Una nuova avventura per Francesca Caruso e i tanti volontari dell’associazione. 
«Onco Med riparte dal centro città. Non è stata una scelta voluta, e l’abbiamo fatta con grandi sacrifici. Purtroppo il centro storico di Cosenza è ancora un quartiere pieno di problematiche difficili da risolvere e noi non avevamo più la forza di affrontarle da soli, vista anche la delicatezza delle nostre attività».

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L’impegno di Francesca e del suo gruppo punta a rendere meno drammatica la malattia oncologica. Interessante capire come.
«Intanto aiutando il paziente nell’orientamento dei percorsi di cura da scegliere. Il disorientamento è il primo ostacolo da superare e poi creare un rapporto di fiducia con medici e con chi starà al suo fianco in questo difficile cammino».

Poi c’è l’aspetto psicologico, al quale OncoMed ha dato molta importanza 
«L’aspetto psicologico è fondamentale. Noi cerchiamo di far tirare fuori tutta la tenacia e la determinazione che servono. E poi affrontando le paure con l’amore. Sembrerà strano ma oltre alle cure il malato ha bisogno di amore e vicinanza per poter guarire».

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E c’è sempre quello fisico. Ora nasce la banca della parrucca. Un’altra bella iniziativa.
«L’umanizzazione delle cure è un nostro grande obiettivo. E la cura della bellezza fa parte di questo progetto. La perdita dei capelli è un terribile trauma per le donne e la Banca della parrucca va ad aiutare, insieme alla figura della psico oncologa, quelle donne affette da alopecia da chemioterapia e che non possono permettersi l’acquisto di una parrucca. Un altro bellissimo traguardo».

OncoMed è spesso In Corsia tra chi soffre: l’8 marzo la bella iniziativa con l’editore de LaC, e a carnevale come a Pasqua, Natale. Per strappare un sorriso. E di questo Francesca ne va orgogliosa.
«Devo dire che le attività in corsia sono i momenti più belli delle giornate trascorse in ospedale, sia per noi volontari che per i pazienti. È l’attimo in cui i pazienti sorridono e sembrano non pensare alle paure e alle angosce che stanno vivendo. E in questo abbiamo trovato sempre grandi alleati nei medici e negli infermieri del reparto di oncologia. Anche lo stesso nuovo direttore, il prof. Capalbo, molto vicino ai pazienti, accoglie sempre favorevolmente i nostri progetti».

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In OncoMed gravitano circa 20 medici volontari tra quelli attivi in studio e quelli operativi nella rete ospedaliera. Veramente un grande sforzo.
«Vero, ma purtroppo insieme a loro ci rendiamo conto che il numero delle persone con difficoltà, oggi, sono in netto aumento».

L’associazione fa un grande lavoro. E Francesca sa quanto sia importante. Perché lei ha vissuto la malattia sulla sua pelle.
«So bene quanto sia importante il nostro lavoro proprio perché sono stata dall’altra parte della barricata. Percepisco quali siano i bisogni dei pazienti perché sono stati per tanti anni i miei e ancora oggi, a distanza di 7 anni, la paura non mi ha mai abbandonata. Una carezza in certi momenti, è davvero vitale».

Le istituzioni dovrebbero sostenere queste iniziative, perché sono vere, concrete. E rispondono alla richiesta di aiuto di tanti ammalati che da soli non ce la possono fare. 
«Non abbiamo grandi aiuti dalle Istituzioni (se non da amici che sono stati al nostro fianco dal primo giorno) e me ne rammarico. Mi piacerebbe avere un incontro o magari fargli trascorrere un giorno insieme a noi in corsia. I veri aiuti ci vengono dalle persone comuni, quelli che ci amano e capiscono l’importanza della nostra presenza sul territorio»