VIDEO | Al rossanese venne riconosciuto lo status di vittima del nazifascismo. Alla sua memoria venne anche intitolata una piazza
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L’antifascismo a Rossano: l’opposizione al regime, la lotta nelle riunioni segrete e i gesti eclatanti di dissenso politico. In occasione del 25 aprile, se n’è discusso al circolo culturale rossanese, ricordando tra i tanti esponenti la figura del rossanese Cesare Rossi, calzolaio antifascista, perseguitato per la vicinanza al partito comunista. Per le vessazioni subite e i mesi di isolamento al quale fu sottoposto, il Consiglio di stato gli riconobbe postumo lo status di vittima del fascismo.
Perse la vita a soli 43 anni, per una patologia (negli archivi si rinviene la diagnosi di “sclerosi a placche”) le cui cause potrebbero essere ricondotte alle dure persecuzioni subite. Nel 1988 a Rossano è stata intitolata una piazza a Cesare Rossi, che fu anche consigliere comunale e assessore: a lui si attribuisce la bandiera rossa fatta trovare sul Monumento dei Caduti il giorno dell’inaugurazione nel 1930. A coordinare i lavori, l’avvocato Natale Graziano (socio del Circolo Culturale Rossanese, guidato dal presidente Antonio Guarasci). Dettagliata la relazione del conoscitore di storia rossanese Martino Rizzo e i contributi degli avvocati Maurizio Minnicelli e Leonardo Graziano, entrambi nipoti di uomini che si sono battuti alle imposizioni del regime fascista. Molti i temi trattati a partire dal ruolo del partito comunista e dei socialisti prima dell’ascesa del fascismo, il cui successo elettorale nel 1920 ha contribuito a creare un timore “rosso” tra i nobili del tempo, che in soli due anni ha portato a ottenere la scalata al potere dei Fasci, salutati con grande entusiasmo dai latifondisti.
Una fase storica difficile da ricordare ancora oggi, durante la quale all’opinione pubblica era concessa una sola forma di pensiero. E, sebbene la maggioranza della popolazione si sia volontariamente o involontariamente piegata, pochi esempi tra classi sociali diverse hanno avuto il coraggio di contrapporsi e combattere per gli ideali di libertà. Arresti, denunce, diffide, perquisizioni, sequestri di testi ritenuti sovversivi: braccati dalle forze dell’ordine soprattutto quando si assumeva consapevolezza che la diffusione delle idee potesse incidere sulla formazione delle giovani coscienze. In questo contesto, Cesare Rossi, la cui bottega di calzolaio era collocata in Piazza SS. Anargiri, ebbe un ruolo decisivo nella lotta cittadina al nazifascismo.
La lettera di Pietro Mancini
Il nipote, presente in sala, Leonardo Graziano ne ha tracciato il percorso di vita vissuta, mediante frammenti raccolti dalla famiglia. Degna di nota è la lettera ricevuta da Pietro Mancini, padre di Giacomo, all’epoca deputato socialista, che dimostra come i contatti del calzolaio intellettuale fossero di rilievo regionale. Ma i nomi dei personaggi del territorio di Corigliano-Rossano e della Sibaritide che si sono battuti nella lotta al regime sono stati tanti, i più noti sono stati Giuseppe Passerini, Francesco Gallerano, Roberto Curti, Maurizio Minnicelli, Marco De Simone, Arnaldo Masaniello Pettinato, Agostino Federico. Si contrastava con tutti i mezzi la visione anticlericale, antifascista e antimilitare.
L’accurata ricerca storica di Martino Rizzo ha ricordato la responsabilità di Cesare Rossi nella realizzazione della bandiera rossa che venne issata il giorno dell’inaugurazione nel 1930 del Monumento ai caduti su via Vittorio Emanuele, monumento realizzato per ricordare le vite perdute durante la prima guerra mondiale. Lo dimostra il fatto che la barra che sosteneva il telo rosso era il bastone utilizzato per la raccolta dei drappi nei negozi di tessuti e le viti erano quelle utilizzate per la riparazione delle scarpe. Altri esponenti furono destinati al confino, poi c’erano quelli che si ritrovavano a casa di chi aveva comprato una radio proprio per seguire Radio Londra e restare aggiornati sui fatti senza censure del regime. Ma del periodo è stata ricordata anche la realizzazione delle opere pubbliche nel centro storico cittadino: lo stadio comunale Maria De Rosis, la Pescheria, l’antico ufficio postale, tutte opere che attualmente, caso vuole, non esistono più o hanno diverse destinazioni, con la perdita delle estetiche realizzazioni architettoniche del tempo, come i monumentali marmi lavorati o le ringhiere di ferro in stile Liberty.