Sono i dati del Dipartimento Agricoltura sulla base dei quali è stato stilato il piano quinquennale di abbattimento per la prevenzione della peste suina firmato da Occhiuto. Nella provincia di Catanzaro il maggior numero di incidenti (ASCOLTA L'AUDIO)
Tutti gli articoli di Attualità
PHOTO
Ammonta a 1.432.830 euro il totale delle richieste di risarcimento per danni causati dai cinghiali pervenute alla Regione Calabria nell’arco di un anno (aprile 2021-aprile 2022). Di questi soldi, 707.498 euro sono quelli già liquidati (assente il dato relativo alla provincia di Reggio Calabria per mancata comunicazione) mentre 725.332 euro sono in fase di liquidazione. I numeri provengono dal Dipartimento Agricoltura e su di essi è stato costruito il piano quinquennale di gestione, controllo ed eradicazione della peste suina africana. Un piano che prevede l’abbattimento dell’82% dei cinghiali presenti sull’intero territorio calabrese, compresi parchi nazionali, regionali e riserve.
«Il problema va eradicato», ha affermato l’assessore Gianluca Gallo in una recente intervista a LaC News24. Da una parte i rischi legati agli aspetti sanitario e dell’incolumità pubblica, dall’altra il problema del risarcimento dei danni causati dagli ungulati che pesano sulle casse della Regione e riguardo al quale l’assessore Gallo non esclude che si possano verificare – o si siano già verificate – speculazioni.
In un anno, 656 sono state le richieste, 276 le segnalazioni di incidenti causati da cinghiali. Numeri che, dalle parti della Cittadella, generano preoccupazione e portano a dire che un intervento non è più rimandabile. D’altro canto, il decreto del commissario ad acta alla Sanità Roberto Occhiuto non fa altro che allinearsi alle disposizioni nazionali in materia, dopo i casi di peste suina già accertati in Piemonte, Liguria e Lazio. In Calabria al momento non ci sono situazioni sospette ma proprio per questo, secondo l’assessore Gallo, non si può più indugiare: «Se avvenisse da noi quello che è successo nelle altre regioni sarebbe una sciagura», avverte.
Molte attività verrebbero infatti bloccate. Secondo le disposizioni del Regolamento Ue 2020/687, citato nel dca n. 109 del 30 agosto scorso (il decreto che dispone il piano di abbattimento) nelle aree in cui viene accertata la presenza della malattia, le misure precauzionali per evitarne la diffusione prevedono anche divieti a tutte le attività che potrebbero comportare contatti con animali infetti: parliamo di caccia, raccolta dei funghi, pesca, trekking, mountain biking e così via.
Un blocco generalizzato, insomma, con conseguenze economiche in diversi ambiti. Ma, lo dicevamo, tra le preoccupazioni della Regione ci sono anche le richieste di risarcimento. In base ai dati del Dipartimento Agricoltura, è Crotone la provincia in cui sono stati denunciati i danni maggiori. A fronte di 100 domande pervenute, sono infatti 343.802 gli euro già liquidati e 219.453 quelli in fase di liquidazione. Segue, per somma liquidata, Catanzaro con 196.235 euro: 113.507 euro sono ancora da liquidare e 96 le richieste. Un numero maggiore di domande (180) è arrivato dalla provincia di Vibo Valentia, dove minore è però la cifra liquidata: 139.757 euro ma con altri 248.863 euro che attendono. Decisamente più parca la provincia di Cosenza, nonostante la maggiore estensione: 27.703 euro la cifra liquidata e 43.507 quella da liquidare, a fronte di 130 richieste. A Reggio Calabria risultano 150 richieste e 100mila euro in fase di liquidazione.
Per quanto riguarda gli incidenti che vedono coinvolti cinghiali, è Catanzaro la provincia da cui proviene il maggior numero di segnalazioni: sono 170. Seguono, a distanza, Vibo (46), Cosenza (30), Crotone (20), Reggio (10).
L’analisi dei dati della Regione Calabria evidenzia «un andamento costante e continuo del fenomeno su gran parte del territorio, con una recrudescenza nelle aree limitrofe al Parco Regionale delle Serre e al Parco Nazionale della Sila». Una situazione sfuggita di mano nel corso degli anni e per la quale oggi si corre ai ripari senza però mettersi al riparo dalle critiche di quanti vedono nel piano regionale uno sterminio di massa nei confronti di animali che di tutto questo non hanno colpe. Come ha ricordato Gallo, si tratta di «un problema che è stato creato in maniera maldestra decine di anni fa con delle immissioni di specie non autoctone che sono proliferate». Lo stesso Gallo che, però, non mostra alcun tentennamento davanti a quanti storcono il naso: «Il problema va eradicato, o se ne vanno i cinghiali o ce ne andiamo noi».