Il polmone verde del quartiere Siano sfigurato dai roghi ospitava anche decine di cani e gatti che lì trovavano rifugio. Venivano accuditi da encomiabili volontari e cittadini amanti degli animali. Cosa ne sarà di loro?
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I terribili roghi divampati a partire dalla seconda decade di agosto, soprattutto in grandi aree verdi di Catanzaro quali la pineta di Siano hanno dato luogo a un’emergenza grave e prolungata. Uno stato di pericolo incombente durato fino a un paio di giorni fa. A rischio sono infatti state persone e case, però pure beni mobili e non ultimo il suggestivo ecosistema della zona. Ma se, relativamente a quest’ultimo aspetto, i danni alla flora sono stati i più visibili e commentati, profondo rammarico non può come ovvio non insorgere anche per la fauna locale. Già gli animali del luogo, quelli tipici dell’ambiente boschivo e più in generale dei polmoni naturali come la pineta, bensì pure quanti lì trovano un rifugio o una vitale fonte di cibo e acqua. Magari provvidenzialmente forniti da gruppetti di abituali volontari e amanti dei cosiddetti randagi che a differenza di più fortunati simili non trovano ospitalità in una famiglia da cui essere adottati.
I randagi della pineta
Il riferimento è in particolare, neanche a dirlo, a cani e gatti che dimoravano proprio a Siano. Commovente, a riguardo, l’immagine, una delle tante, di una cagnolina, mamma di ben 9 cuccioli, improvvisamente minacciata dalle fiamme. Ma ora, per fortuna, salvata insieme alla “nidiata” grazie alla tenacia di benemeriti animalisti molto noti in città. La madre guerriera che ha protetto la prole pure nell’inferno di fuoco che si è scatenato per giorni proprio dove aveva deciso di fare casa. Un posto, immerso negli alberi, in cui accudire e allevare i piccoli messi al mondo e tirati su con il fondamentale aiuto di gente che ogni giorno era lì per portare i suoi amici a quattro zampe o soltanto per fare una bella passeggiata all’aria aperta. Il modo per realizzare una proficua sinergia, una volta tanto, fra una natura amica e accogliente e l’uomo. Solidale e nell’occasione capace di rimarchevoli gesti di amore verso il prossimo, anche se stavolta dotato di una coda e tanto pelo.
Peccato, però, che le fiamme verosimilmente innescate dalla mano di altri uomini, al contrario feroci e senza scrupoli, abbiano mandato in fumo, spezzandolo quindi, questo circolo virtuoso con alcuni animali strappati a fatica e a prezzo di seri rischi personali alla furia dell’incendio. Difficile tuttavia sapere se tutti siano per miracolo scampati al devastante impatto del fuoco come però grazie a Dio parrebbe, a differenza invece dei cani visti tragicamente morire in Sardegna a luglio scorso in seguito alle ustioni riportate. Al di là di ciò, però, c’è la certezza che non avranno più la loro “tana” dove vivere talvolta coccolati dall’affetto di anime buone, come premesso, spesso di passaggio. Un angolo in cui, sebbene una sorte nient’affatto propizia, riuscivano tutto sommato a vivere liberi ma protetti.