VIBO VALENTIA - La morte di un innocente ancora senza colpevoli. Le indagini che proseguono a rilento. La famiglia costretta a vivere un dramma senza fine. Mentre i clan si risvegliano e tornano a seminare il panico nelle Pre-serre vibonesi.

 

La protesta. A quasi due anni dalla morte ancora non si sa chi abbia ucciso per errore Filippo Ceravolo, lo studente di Soriano Calabro finito per caso nel mirino dei killer. Ma i genitori pretendono che i riflettori rimangano accesi. Di buon mattino si sono ritrovati entrambi, a bordo del mezzo tappezzato con manifesti del figlio scomparso davanti alla Prefettura (guarda la fotogallery).

"Filippo - ha detto - non era un delinquente, non ha mai avuto problemi con la giustizia, mai una denuncia. Proviene da una famiglia che ha sempre lavorato onestamente per guadagnarsi da vivere. Filippo deve essere riconosciuto vittima di mafia perché lo è, visto che la sua vita è stata stroncata innocentemente. Ma cosa deve fare ancora una famiglia per avere giustizia? Non abbiamo risposte per quanto riguarda gli assassini. Non sappiamo chi ha sparato. Chiedo soltanto se sia giusto tutto quello che stiamo subendo".

 

La richiesta. Chiara la loro richiesta: ottenere per il figlio ucciso, lo status di vittima di mafia, come accaduto per altri eroi vittime di una simile sciagura.  Richiesta accolta di buon grado dal prefetto Giovanni Bruno disponibile a farsi promotore a Roma nelle sedi opportune per ottenere l’obiettivo. Rassicurazioni alla famiglia Ceravolo, anche sul fronte delle indagini dopo che il pubblico ministero titolare dell’inchiesta è stato trasferito da Catanzaro. Quella tragica sera del 25 ottobre di due anni fa, Filippo si trovava in auto insieme a Domenico Tassone, di 27 anni, ritenuto dagli investigatori il reale obiettivo dei sicari in quanto imparentato con la cosca degli Emmanuele. Il giovane era salito in auto per cercare un passaggio che lo riportasse a casa. Martino Ceravolo, attraverso la protesta di oggi, oltre a risposte "immediate da parte dello Stato" chiede ai vibonesi "ed a tutta la gente onesta" di stargli "vicino in questa battaglia". Per i genitori di Filippo la vita è sempre ugualmente dura. Tra ricordi che si fanno ancora prepotentemente spazio nella memoria e la paura per una faida che nell’area delle Pre-serre si è risvegliata mettendo a repentaglio altre vite innocenti.