L’aumento dei prezzi sta mettendo a dura prova chi vive lontano dalla Calabria. La testimonianza di un giovane docente originario del Cosentino in servizio in una scuola lombarda: «Lavoriamo per sopravvivere. Milano non è quella tutta Navigli e spritz che si vede sui social, la realtà è ben diversa»
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La protesta contro il costo degli affitti, divenuti insostenibili per gli studenti fuorisede, si sta spargendo a macchia d'olio nelle grandi città italiane, dopo essere partita da Milano e Roma. Sempre più tende da campeggio che spuntano dinnanzi agli Atenei in segno di protesta da parte di chi non può permettersi un alloggio. Un'adesione massiccia alla mobilitazione che testimonia quanto sia sentita la tematica dagli studenti e dalle loro famiglie. Ma non solo. Anche i lavoratori fuorisede finiscono nella stessa tagliola del caro affitti.
Ecco la testimonianza di un giovane calabrese, Matteo. Insegna in un Istituto statale. I suoi studenti sono legatissimi a lui. Dopo alcuni anni che ha provato a trovare lavoro in Calabria, nel Cosentino, ha fatto domanda di insegnamento in Lombardia. Quasi subito lo hanno chiamato per una supplenza annuale.
Ciao Matteo. Hai visto che è scoppiato il caso dei fitti alle stelle? Ma sono veramente costi insostenibili?
«Una vergogna. Sempre meno alloggi soprattutto nelle grandi città perché molti che un tempo fittavano quelle case, oggi non lo fanno più perché le hanno trasformate in B&B per i turisti».
Ma comunque ce ne sono case da fittare.
«Le poche che restano sono a prezzi esagerati. E in tutto questo ci sono molte case vuote che aspettano di essere riempite».
Al Nord è impossibile per un ragazzo affrontare certi costi?
«Nel Nord non si può più vivere, il carovita è davvero esagerato, e si fa sentire quotidianamente. Pesantemente. Tutto costa al doppio di uno-due anni fa».
A subire le conseguenze del caro affitti non sono solo gli studenti, ma anche chi lavora lontano dalla Calabria...
«Quelli che lavorano qui se arrivano a fine mese è già tanto. Poi se hanno figli non ne parliamo proprio. Milano non è una città per impiegati statali. Milano e tutta la Lombardia».
Com’è possibile questo?
«Se in una famiglia media non entrano minimo 3000-4000 euro al mese sono ca... amari. E con queste cifre, una famiglia di tre persone riesce a sopravvivere in un trilocale. Facendo pure sacrifici. Ma che vita è questa? Ci stanno uccidendo, perché qua siamo quasi tutti meridionali, e tutti in queste condizioni. Si riesce a sopravvivere facendo sacrifici, enormi sacrifici, rinunciando praticamente a tutto. Noi siamo in due, io e la mia ragazza, che lo scorso anno abbiamo deciso di vivere insieme, spinti anche dall’impossibilità di pagare 700 euro al mese ciascuno».
Ora in due la situazione è migliorata?
«Ce la si fa. Ma non credere che vita facciamo... Tutti pensano che Milano sia tutto Navigli e spritz, ma non è così. C'è molta sofferenza, tanta. Questo vale per Roma, Milano, Bologna. Per tutte le città universitarie».
Eppure, caro Matteo, l’immagine del Nord è di una realtà ricca, dove si sta bene e si vive benissimo.
«La gente mette sui social le cose belle per far credere che il loro mondo sia rose e fiori e nasconde le cose che non vanno. Pertanto tutti pensano che qui si viva una vita felice, tutti tranne loro. E questo crea un meccanismo contorto e distorto di percezione della realtà».
Ma a Milano c'è tutto. Come nel resto del Nord più in generale…
«Certo, c’è tutto. Ma solo chi ha denaro può avere la possibilità di vivere parte di questo tutto, di averne vantaggi. Ma che razza di società abbiamo costruito? Lavorare per sopravvivere. Nulla più. Sopravvivere per non morire. Ma si può andare avanti così?»
Le tue parole fanno tornare in mente Pasolini, che parlava di "ideologia reale del potere". e di "edonismo del potere consumistico". Nulla esiste al di fuori di questo potere..
«Esattamente. Nel frattempo ogni generazione si impoverisce sempre di più. I tuoi figli sono più poveri di te. I tuoi nipoti peggio ancora. I giovani di oggi rischiano la povertà già domani. E certamente l'infelicità».
Matteo non sarebbe mai voluto andare via dalla Calabria. La sua storia è triste e dolorosa. Come quella di tantissimi altri ragazzi calabresi costretti ad emigrare al Nord per sopravvivere. Quasi tutti sono nelle scuole, nelle Poste, in altri enti statali. Alcuni stanno davvero male, costretti a vivere in paesi della provincia per risparmiare qualcosa. Spesso sono i genitori a soccorrerli.
Diceva ancora Pasolini: "Il nuovo potere consumistico e permissivo si è valso proprio delle nostre conquiste mentali di laici, di illuministi, di razionalisti, per costruire la propria impalcatura di falso laicismo, di falso illuminismo, di falsa razionalità".
La nostra è certamente una falsa società. Che sta uccidendo le nuove generazioni. Tutto è iniziato almeno venti, trent’anni fa. Ma un tempo si riusciva a vivere nella speranza di rientrare a casa, al Sud. E chi rimaneva al Nord aveva la certezza di migliorare la propria condizione. Oggi nemmeno questo è più possibile.
Un’intera generazione lavora per sopravvivere. E questo è il fallimento dell’intero Paese.