Nuovo forte appello alle istituzioni nazionali per una legge urgente di riordino definitivo del settore carcerario. L’hanno lanciato a Catanzaro il segretario nazionale aggiunto del Sindacato autonomo di Polizia penitenziaria (Sappe) Giovanni Battista Durante e quello regionale Francesco Ciccone. 

Provvedimento urgente

«La richiesta è quella di un provvedimento straordinario, uno stato di emergenza anche semestrale che attivi un tavolo tecnico per superare questo drammatico momento - ha detto Ciccone - Chiediamo sicuramente più uomini per la Polizia penitenziaria in Calabria dove mancano 400 unità di cui solo alla casa circondariale di Catanzaro 110».

Le carceri italiane sono ormai teatro quotidiano di violenze, rivolte, droga, telefonini e purtroppo suicidi. La polizia penitenziaria è spesso alle corde. Il sistema è al tracollo.

Sistema allo stremo

«Le cause le conosciamo tutti – ha detto Durante - A cominciare dalla vigilanza di stanze, dalle celle aperte in maniera indiscriminata, oggi i detenuti sono liberi di circolare senza alcun controllo perché un solo poliziotto non riesce a gestire 70/80 detenuti della sezione detentiva. A questo si è aggiunta la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari che ha riversato nelle carceri tutto il disagio psichiatrico. In ospedale questi soggetti sono curati da personale medico specializzato, poi arrivano in carcere dove vengono gestiti forzatamente solo dalle guardie».

«Le rems sono poche e la sentenza della Corte Costituzionale dice che la legge va rivista perché il controllo di queste strutture deve passare in capo al ministro della Giustizia. Serve inoltre dotare la polizia penitenziaria del taser e di altri strumenti di controllo. Molte volte facciamo fatica anche a farci autorizzare dalle direzioni l'uso di scudi e caschi per difenderci nel corso delle rivolte. Ora – ha concluso - stiamo cercando anche di riorganizzare la fase di formazione: succede che un giovane appena uscito dalla scuola non conosca neppure gli atti che deve fare per arrestare una persona».

Disaffezione e rinunce

Infine l’ultimo allarme: la crescente disaffezione per la divisa. «Nel ultimo concorso – ha detto nella sala conferenze dell’Ugo Caridi di Catanzaro -  i ragazzi che sono uscita a luglio dalle scuole di formazione da 1750 circa 350 non si sono più presentati ed altri 60-70 sono andati via durante il corso o subito dopo l'immissione in ruolo. Questo perché il nostro è diventato un lavoro ormai impossibile».