I colori del mondo si sono spenti per sempre alla vista di Anna Barbaro. Ma questo non ha impedito alla giovane donna di Reggio Calabria di decifrare la realtà in modi nuovi. È la stessa Anna a raccontare la sua storia nell'ultima puntata di Primi piani, il format di approfondimento condotto da Francesco Tricoli in onda ogni sabato su LaC Tv. Anna ha scommesso sulle sue capacità, dimenticando ogni limite. Nel 2011, mentre era insieme ai suoi genitori, si accorge di non riconoscere le cose che le stanno attorno, che tutto diventa sfumato e confuso. La visita all'università di Napoli conferma che ad erodere la capacità visiva della ragazza è un virus dalle origini sconosciute.

Anna si sente morire. Le cose che aveva intorno a sé adesso può solo percepirle, non vederle. È l'inizio di un profondo cambiamento, parecchio difficile da accogliere. Durante i primi mesi si chiude in se stessa, lasciandosi andare alla depressione. Poi però è suo padre a tirala fuori dal quel buio. Le propone di muoversi e di iscriversi in piscina. Nell'acqua ritrova quella sensazione di libertà che la cecità le aveva strappato. Nasce una passione che va oltre il semplice svago.

Con impegno e costanza le prestazioni atletiche si consolidano, così come a prendere piede in lei è un senso di pienezza. I risultati che arrivano sono sorprendenti: in diverse competizioni Anna primeggia, porta a casa premi ambiti e gratificazioni personali. Poi, il sogno olimpico. A Tokyo 2020 l'atleta reggina, con i colori delle Fiamme Azzurre, sale sul podio del Thriatlon ed è argento. A Dubai il secondo scalino è ancora il suo con un'altra stupefacente vittoria. Accanto a lei l'atleta valdostana Charlotte Bonin, la sua inseparabile guida con la quale condividerà non solo collaborazioni atletiche, ma soprattutto una profonda amicizia.

La vera medaglia d'oro però è arrivata solo quest'anno. Si chiama Francesca ed è il miracolo che Anna non si aspettava: «È stata l'emozione più forte della mia vita – confessa – non avrei mai pensato si potesse amare così profondamente qualcuno». Ma è la stessa neo mamma ad ammettere che le difficoltà di questa nuova sfida con la vita non mancano: «Vivo mia figlia, oltre che attraverso i suoi respiri, anche attraverso ciò che gli altri mi descrivono di lei. Più volte ho pensato di essere inadeguata, ma poi ho trovato il coraggio che lei merita». Oggi Anna vive un'esistenza piena, facendo i conti, però, con un limite anche peggiore della sua cecità: il pregiudizio altrui: «Ne ho passate tante – si confida – ma non ho mai smesso di credere che la mia forza, quella che mi ha permesso di superare ogni limite, sia più grande di ogni preconcetto».