VIDEO | La protesta davanti alla Prefettura della città pitagorica, dove sono a rischio oltre mille posti di lavoro
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A cercare di dare forza alle promesse delle varie ipotesi di una soluzione alla vertenza Abramo, oggi i lavoratori anche di Ennova, Gruppo Distribuzione e Konecta si sono ritrovati anche davanti alla Prefettura di Crotone, oltre che a quelle di Cosenza e Catanzaro.
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C’è anche in ballo il possibile ricollocamento dei lavoratori nella pubblica amministrazione ma il percorso di mobilitazione, iniziato da mesi, arriva forse dopo troppi anni in cui la precarietà è stata il tratto distintivo nell’intero paese e non solo nel meridione; incertezze tipiche di un comparto i cui destini sono appesi a commesse da rinnovare e alle bizze della new economy, con Tim vessillo di questo sfruttamento. A Crotone c’è un peso in più, una recriminazione importante in più: partì tutto da qua, periferia alluvionata di Crotone dove nel 1996 ci furono morti e macerie, che obbligarono l’allora presidente del Consiglio Romano Prodi a promettere e mantenere la nascita di un edificio di quattro piani che ospitò prima Datel e Telic. Proprio sulle sponde del fiume Esaro, Tim fece casa e chiesa, e si arrivò a standardizzare più di 2000 lavoratori sui servizi di call center e non solo.
Oggi dopo 4 anni di amministrazione controllata, spopolamento e riallocazioni varie, che ha costretto la politica a svariate proroghe di pochi mesi, gli attuali 1000 e passa posti di lavoro superstiti, sono più che a rischio ed a Crotone, come a Cosenza e Catanzaro, il grido di allarme è di fronte le prefetture. Il vicario Francesco Paolo D`Alessio, a Crotone, ha accolto le rappresentanze dei lavoratori che avevano anche ricevuto la visita del sindaco Vincenzo Voce. La richiesta è quella di iniziare a poter vedere qualcosa di concreto rispetto agli impegni presi dal presidente Occhiuto rinnovati di recente da uscite pubbliche di esponenti del governo.