«Un brutto pasticcio». È tranchant Ahmed Berraou, Imam e presidente dell’Ucoii Calabria (Unione Comunità Islamiche d’Italia). Il caso di cui parla è quello della bimba senza nome, morta tragicamente nel naufragio di Cutro. Il corpicino che, in un primo momento doveva riposare nel cimitero islamico costruito vicino al luogo del dramma, si è ritrovato, in fretta e furia a Paola, in provincia di Cosenza e lì, dopo un rito che, a sentire l’Imam, non è stato fedele a quello musulmano, sepolta. «Le migliori intenzioni della comunità paolana – ha detto Berraou – non giustificano quello che è accaduto. Neppure il nome cristiano dato alla bimba, Francesca Paola, è stato un gesto corretto e rispettoso. La piccola è musulmana». 

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La comunità islamica ha preso atto dell'epilogo del caso, però non ha accettato quanto accaduto - questo l'Imam lo sottolinea più volte - ha solo subito una decisione presa da altri, trovandosi impotente davanti agli eventi. «È stato fatto tutto in pochissimi giorni, senza gli interlocutori giusti, e questo è stato il risultato: noi musulmani non possiamo neanche andare a visitare la sua tomba perché il funerale non ha rispettato i limiti che il nostro culto ci impone. Noi, tanto per essere chiari, non possiamo nemmeno entrare in una chiesa cristiana mentre è in corso una liturgia».

Berraou spiega l’equivoco, anzi, il corto circuito che si è creato. «La velocità con cui tutto si consumato, intendo il trasferimento della salma, il nome attribuito al corpo, il funerale e la sepoltura, non ci hanno permesso di intervenire per tempo a bloccare tutto. Sabato siamo venuti a conoscenza di quello che stava accadendo – ha spiegato l’Imam ricostruendo la cronologia dei fatti –, domenica abbiamo coinvolto i nostri vertici nazionali che si sono attivati subito e hanno contattato la prefetta Ferraro, ma non è bastato. La prefetta si è detta disponibile a venirci incontro, impegnandosi a contattare il giorno seguente il sindaco di Paola, ma era già troppo tardi. La bimba era già stata sepolta. Quando il presidente nazionale Ucoii, Yassine Lafram, ci ha rassicurato sul fatto che il corpo sarebbe tornato a Cutro per riposare nel cimitero islamico, non sapeva che era stata già predisposta la tumulazione. Per chiudere la faccenda, dico solo che c’è stata tanta superficialità e ci auguriamo che non accada di nuovo».