Beppe Grillo mancava dalla Tv da quasi 10 anni, 9 per la precisione, durante i quali è successo di tutto e la scena politica nazionale è profondamente cambiata anche (e forse soprattutto) “grazie” a lui. Lo ha fatto ieri sera, ospite di Fabio Fazio a Che Tempo che fa su Nove, dove a modo suo ha detto di tutto, mischiano carte e piani comunicativi, saltando dalle battute del suo ultimo show nel teatri d’Italia a bilanci personali, aneddoti e attacchi scomposti, in particolare a Giulia Bongiorno senatrice della Lega ma soprattutto avvocato che difende la presunta vittima di stupro di cui è accusato, con alcuni suoi amici, suo figlio Ciro Grillo.

«È un avvocato - dice parlando della Bongiorno - presidente della commissione Giustizia, è una senatrice della Lega che fa comizietti davanti ai tribunali, dove c'è una causa a porte chiuse... È inopportuno. Si mischia tutto e vediamo cosa succede». «È inopportuno anche quello che stai dicendo», lo ha stoppato Fazio facendolo tornare senza obiezioni sui binari zigzaganti della sua partecipazione alla trasmissione.

L'ultima volta che il garante del Movimento Cinque Stelle si era seduto in un salotto televisivo risale al 2014 con Bruno Vespa (all'epoca non tornava in Rai da 21 anni): «Io sono qui per capire se sono il peggiore. Sì, io sono il peggiore. Io ho peggiorato questo Paese, non c’è battuta. Con l’ultima intervista da Vespa ho perso le elezioni, tutti quelli che ho mandato aff... sono al governo, ho combattuto tutto il mondo ed ora vado in un bar e mi fate pagare il caffè». E ancora: «Bruno Vespa ha scritto un libro Da Mussolini a Beppe Grillo ma vi rendete conto? Io quando vedo un suo libro in autogrill, lo copro con quello di Casalino, toh!». Va proprio alla sua creatura, il Movimento, il primo pensiero: «Ho una confusione totale», dice «non posso condurre e portare a buon fine un movimento politico, non sono in grado». E a Fazio che gli fa da spalla e gli fa notare il perché non se ne fosse accorto prima, replica: «Ma c'era Casaleggio, lui era un organizzatore e aveva del metodo, io faccio danni anche da solo quando sono a casa». E ancora: «Ho fondato il Movimento ma mi ero iscritto al Pd, ad Arzachena».

Una politica che gli ha regalato più di un dispiacere. Uno su tutti, traspare, quanto accaduto con Di Maio. Sull'ex delfino l'affondo arriva a metà show quando diventa suo malgrado protagonista “Giggino a cartelletta”: «Era il politico più preparato, ma non pensavamo si facesse prendere dal potere. L'abbiamo scelto io e lui, Conte. Io guardavo i programmi, le idee, se è di destra o sinistra non importa, se un'idea è buona. Ma poi ci ha pugnalato...». Toni diversi per Giuseppe Conte, sul quale non rinuncia comunque alla battuta: «Quando l’ho scelto non era iscritto al Movimento. È un bell’uomo, un laureato, parla inglese, poi parlava e si capiva poco... perfetto per la politica... ma è migliorato. Prima parlava come un professore, ora è migliorato ci mette un po' di cuore».