Nonostante gli stop dell’Ue e le sentenze del Consiglio di Stato si lavora a una bozza che punta a rinviare le gare a seconda della disponibilità di spiagge libere. Nel caso peggiore la scadenza è fissata al 31 dicembre 2025
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Per adesso è un’ipotesi di lavoro per uscire dall’impasse sulle concessioni agli stabilimenti balneari dopo il mezzo sciopero di ieri. Ipotesi che potrebbe scontrarsi con il niet (eventuale) dell’Europa e con le sentenze della giustizia amministrativa.
La bozza del piano da sottoporre alla Commissione europea circola nella maggioranza di governo e mira a nuove proroghe per i concessionari: alcune fino al 31 dicembre 2025, altre addirittura fino al 31 dicembre 2029.
La materia è già piuttosto controversa. Le sentenze del Consiglio di Stato e i rilievi dell’Unione europea prevedono gare per le concessioni fin da subito. Il governo, però, ha deciso di tirare dritto, stabilendo che le concessioni in essere hanno efficacia fino al 31 dicembre 2024 oppure fino al termine del 2025 se sussistono ragioni oggettive che impediscono la conclusione delle gare.
La bozza sulla quale si ragione va oltre: tiene conto del diritto europeo ma, allo stesso tempo, dispone una prima proroga fino al 31 dicembre 2025. Per tutti.
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Per prendere ulteriore tempo, poi, l’idea è quella di rilanciare il lavoro di mappatura delle coste per individuare quelle effettivamente libere. Una volta definita la mappatura completa si potrà stabilire l’entità delle proroghe. Nelle regioni in cui la percentuale di superficie ancora concedibile sarà inferiore al 25%, le concessioni esistenti saranno prorogate fino al 31 dicembre 2027. Dove, invece, la percentuale sarà superiore al 25%, scatterebbero proroghe addirittura fino al 31 dicembre 2029.
Se questa ipotesi dovesse passare ed essere convertita in provvedimento, la Calabria farebbe parte quasi certamente del secondo slot di proroghe. Almeno stando ai dati diffusi dal governatore Roberto Occhiuto che, quando ha comunicato la decisione della sua giunta di non applicare la direttiva Bolkestein (che impone la messa a bando delle concessioni) ha spiegato che «dai dati aggiornati a dicembre 2023 emerge che solo il 13% delle spiagge calabresi è dato in concessione - alcune volte anche assegnate ma non attive - dai Comuni: almeno l'87% delle nostre spiagge è dunque al momento libero».
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L’orizzonte della rivoluzione, dunque, potrebbe essere il 2029. A patto, ovviamente, che l’Europa consideri validi i presupposti della decisione del governo che, secondo quanto anticipato dal Sole 24 Ore, avrebbe deciso di insistere con la Ue sulla tesi che laddove non c’è “scarsità della risorsa naturale” le attuali concessioni si possono allungare per un periodo più lungo. Tesi, in realtà, già bocciata dalla Commissione europea. A questo punto non resta che avviare un negoziato informale: se dall’Europa arriverà un’apertura la bozza potrebbe procedere, altrimenti il governo dovrà trovare un’alternativa. Resterebbe soltanto l’ipotesi di proroga fino al 31 dicembre 2025.
Resta aperto il tema dei diritti di prelazioni per i concessionari uscenti e degli indennizzi se questi non dovessero aggiudicarsi la gara. Tante variabili ancora aperte: una delle possibilità è che, in assenza di altre manifestazioni di interesse, gli uscenti possano mantenere il titolo per altri 7 anni. Ma si tratta di un’impostazione ancora non ufficiale che va sottoposta al vaglio della Commissione europea. La strada è ancora lunga e disseminata di ostacoli. I nodi (e le proroghe) prima o poi verranno al pettine.