I tre ragazzi dai capelli tinta fluo hanno fatto tanto parlare di sé in quanto la loro presenza al Festival è stata poco gradita da un certo tipo di audience. Nell'intervista hanno spiegato il loro modo di fare musica: «Non siamo punk… siamo La Sad!»
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Sono un giovane trio, giovane anche per quanto riguarda la loro data di nascita come band: Theø (capelli verdi) chitarrista di Brescia, Plant (capelli blu, nessun riferimento all’ex leader dei Led Zeppelin…), rapper originario di Altamura e Fiks (cresta rosa), originario di Riviera del Brenta, in Veneto. Tutti e tre nati fra il 1987 e il 1990. A prescindere dal piazzamento finale che raggiungeranno sabato, i La Sad sono senza dubbio fra i protagonisti dell'edizione 2024 del Festival di Sanremo. A partire dalle polemiche scatenate dalla loro inclusione, poco gradita da un certo tipo di audience che ha da subito storto la bocca per il trattamento in musica di temi come l’ansia, la solitudine, la depressione e la droga, senza dimenticare qualche frase estrapolata dai loro testi, giudicata piuttosto violenta e misogina.
Domanda banale ma dovuta sul vostro nome: perché La Sad?
«Beh, c’è un riferimento ad un certo tipo di background depressivo da cui proveniamo… non solo noi tre ma, in generale, il resto dei giovani che hanno a che fare con la giovinezza e i suoi problemi. Con quel bisogno di trasformare il dolore in una risorsa da mettere poi nella musica. ‘Sad’ in inglese vuol dire “triste”… ma è anche l’acronimo di Seasonal Affective Disorder, quel genere di depressione solitamente stagionale che rappresenta un po’ la nostra cifra».
Cosa volete esprimere con la vostra canzone in gara?
«Parliamo di un ragazzo, che potrebbe essere benissimo uno di noi tre o qualsiasi ragazzo che ci ascolta, che non riesce a farsi accettare dalla sua famiglia, dai suoi amici, dalla società, imbattendosi in una sofferenza della non accettazione del suo essere».
Per voi il Covid non ha rappresentato solo la segregazione che, in qualche modo, abbiamo vissuto tutti… ma anche un’occasione per concretizzare il vostro progetto musicale, vero?
«Sì, certo… durante la pandemia vivevamo sotto lo stesso tetto. L’idea di fare musica insieme ci è venuta naturale. Siamo nati nel 2020, successivamente è uscito il nostro primo singolo, “Summersad”».
In molti vi hanno etichettati come punk ma so che su questo aspetto avete qualcosa da puntualizzare…
«Noi proveniamo da vari percorsi… i Blink-182 piuttosto che i Green Day tirati in ballo da molti effettivamente fanno parte del nostro mondo, uniti però ad influenze come il rap e la trap, fino alla musica emo degli Anni 2000 e anche tanto pop. Non siamo punk… siamo La Sad! La nostra musica non ha genere, siamo noi il genere!»
Stasera, durante la serata cover, vi esibirete con il brano ‘Lamette’ al fianco di Donatella Rettore. Una scelta che personalmente trovo estremamente azzeccata, voi come la vivete?
«Mah, Donatella ci aveva contattato qualche mese fa perché era andata in fissa con la nostra musica, non siamo riusciti a fare quella collaborazione e così abbiamo pensato di tirarla dentro a Sanremo. Donatella è la nostra queen».
A festival in pieno svolgimento e ad un passo dalla finale, cosa direste ad Amadeus?
Che è un cucciolone e lo ringraziamo di averci scelto, è stato coraggiosissimo!