Riconoscimento per la gestione virtuosa del primo bene confiscato alle cosche di Lamezia Terme. Il fondatore don Giacomo Panizza: «Il nostro è un condominio sociale come lo avevamo sognato, una realtà lavorativa, culturale e politica»
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Il premio “Uniti per la Legalità”, dell’Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili (Ungdcec), va alla comunità Progetto Sud per la gestione virtuosa del primo bene confiscato alle cosche della città di Lamezia Terme.
Nella Tenuta Agricola Suvignano, tra le colline senesi a Monteroni d'Arbia, in un binomio tra legalità e libertà in uno dei più grandi beni confiscati del centro nord dell'Italia si è svolta la seconda edizione della manifestazione. Nel corso dell'evento nazionale promosso dai giovani commercialisti, di cui è presidente Matteo De Lise, si è discusso dell'utilità della normativa antimafia e, più in generale, sulla prevenzione e contrasto all’illecita accumulazione della ricchezza.
«A 26 anni dalla legge sui beni confiscati, - dichiara Paolo Florio, tesoriere della Fondazione centro studi Ungdcec - è giunto il momento che anche la fase di destinazione e riutilizzo dei beni possa funzionare in modo efficiente». «Dopo i sequestri e le confische definitive è la parte finale della destinazione, oggi, quella più importante, che dobbiamo impegnarci a far funzionare».
«La Comunità Progetto Sud, - conclude Florio - fondata da don Giacomo Panizza, è un esempio virtuoso di come, uniti e insieme per la legalità, stimolando la partecipazione della società civile, è possibile il cambiamento, grazie ai numerosi progetti conclusi per la collettività».
«Era il 2001 quando abbiamo deciso tutti insieme, noi della Comunità, con alle spalle già 25 anni di attività sociale, di aprire una strada nuova e anche innovativa per per tutti e tutte, prendendo in gestione il primo bene confiscato della città» - dice don Giacomo Panizza, presente a Monteroni d'Arbia per portare la sua testimonianza e ritirare il Premio Uniti per la Legalità. «Pensieri e Parole è oggi, come lo avevamo sognato, una realtà lavorativa, sociale, culturale e politica in cui fare abitare legalità e giustizia».
«Un condominio sociale, - conclude don Panizza- sostenibile, perché autoproduce il fabbisogno energetico grazie ai pannelli solari di cui è dotato, un luogo che è un passaggio di vita perché intreccia generazioni, costruisce servizi e parla le lingue del mondo».