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Ad Aiello Calabro, sabato sera, è stata festa grande, il paese ha inaugurato un teatro. Aiello Calabro, 1.800 anime, da ieri avrà il suo mausoleo della cultura. Napoli, Mantova, Parma, Bologna, Reggio Emilia, Macerata e tutte le altre città d’Italia con i più bei teatri da oggi possono tremare, un nuovo palcoscenico culturale è comparso sulla scena nazionale e calabrese e parte da Aiello Calabro.
È evidente, dunque, che Aiello abbia una marcia in più rispetto alle altre città calabresi e magari questa marcia si chiama Franco Iacucci, sindaco della storica cittadina dell’entroterra tirrenico da diversi lustri. Ve l’avevamo detto noi, “questo ragazzo farà strada”. Iacucci, è anche il capo della segreteria, si fa per dire, del Presidente della Giunta Regionale, ma è chiaro che il suo ruolo, ormai, è andato oltre la sua funzione. Il teatro di Aiello, infatti, per ironia della sorte, è la metafora di un potere mutato o mutante, un potere che ha invertito ogni ordine di valore e di priorità della spesa in questa regione, il problema dei problemi nel Sud e in Calabria in particolare.
"Tutti gli uomini del re e tutti i cavalli del re": Franco Iacucci
Se Aiello Calabro, 1.800 abitanti, grazie al ruolo del suo sindaco che, formalmente, dovrebbe occuparsi degli appuntamenti del presidente della Giunta Regionale, diventa sede di un teatro degno della migliore tradizione culturale delle maggiori città italiane, significa che l’uomo di potere è abile, ma drammaticamente banale. Insomma, niente di nuovo sotto questo cielo, la fattura, infatti, è la stessa di quella classe politica che ha costruito palasport nel deserto, ospedali mai aperti, piscine olimpioniche nelle frazioni più sperdute di questa terra e mai riempite. In fondo, Iacucci prosegue quella tradizione di tanti uomini di potere, presenti e passati di questa regione che, seppur sobri, silenziosi e poco conosciuti al grande pubblico, sentono, però, quasi una necessità antropologica di rendere visibile la loro potenza nel proprio microcosmo paesano. Leopoldo Chieffallo, per esempio, stella socialista del territorio degli anni 80, aveva aspirazioni da console romano, tant’è che, realizzò un anfiteatro di migliaia di posti nel centro storico del suo paesino, San mango d’Aquino.
Eppure, nonostante quelle aspirazioni , Leopoldo, rispetto a Iacucci, ha dovuto cedere il passo. Infatti Chieffallo realizzò tutto ciò dopo essere stato assessore e presidente provinciale e poi almeno un paio di volte assessore regionale. Iacucci, invece, da 15 anni, è semplicemente segretario di Mario Oliverio. Un grande. Se avesse ricoperto le stesse cariche di Chieffallo, altresì, Aiello Calabro sarebbe diventata sede dell’ONU.
Tuttavia, c’è sempre tempo per tentare. All’inaugurazione del Teatro aiellese, comunque, sono arrivati tutti i big del PD e della Regione trasformando, in un attimo, l’evento inaugurale del teatro nel solito teatrino della politica calabrese. Quasi un pellegrinaggio. Tutti ad omaggiare il “primo cavallo del Re”, ormai padrone della stalla. C’erano tutti, ma proprio tutti a rendergli omaggio: Mario Oliverio, Giuseppe Aieta, Tonino Scalzo, l’assessore Barbalace, l’assessore Rizzo e, tutta trafelata, è arrivata da Roma anche Stefania Covello per portare il saluto di Matteo Renzi,. Ancora, poi, qualche sindaco e, fra questi, anche quello di Amantea e proprio lei vorremmo così apostrofare: dimenticatevi il motto di essere “ ‘a Mantiella ‘a terza, cioè dopo Roma e Napoli, d’ora in poi, al massimo, potrete aspirare ad essere ‘’a Mantiella ‘a quarta”; al terzo posto, ormai, si è collocato Aiello Calabro. E don Franco, più che il sindaco di Aiello, sembrava il nuovo Alberico Cybo Malaspina che nel 1566 si comprò il feudo al costo di 38 mila ducati. Insomma, duca della città e Ghino di Tacco della Regione.
Infine, come ogni festa che si rispetti, se non finisce a tarallucci e vino che festa è? Così tutti in piazza a mangiare pane e salsiccia ed a bere vino rosso. Ma un alone di malinconia aleggiava su quella piazza, nonostante tutto e tutti si avvertiva l’assenza “dò Principale”, alias Paolo Furgiuele, ex direttore generale di Calabria Verde, buon amico di Franco Iacucci. Lui a quel banchetto sarebbe stato ospite d’onore, d’altronde, Iacucci era spesso invitato a certi succulenti pranzetti, preparati da alcuni operai forestali, presso la sede di Calabria verde di Siano. ‘O Principale era generoso con Franco Iacucci:
- “Ohi Fra’ chi taggia dare pe’ Aiello?
- Ohi Principa’, sarebbe bello avere una sede di Calabria Verde;
- Ohi Fra’ si po’ fa’
Detto fatto. E Aiello si ritrova la sua bella filiale della filiale di Paola di Calabria verde.
E mentre in piazza cavalli e ronzini del Re si abbuffavano alla salute del primo cavallo della corte, se Otello Profazio fosse stato napoletano, sulle note di “Torna ‘a Surriento” e in ricordo “do’ Principale”,immaginiamo che avrebbe intonato: “Ma nun me lassà,/Nun darme stu turmiento!/Torna ad Aiello,/Famme campà!”. Gli unici assenti, oltre a Carlo Guccione, vittima degli inciuci iacucciani, anche IGreco e i compagni di merenda con i quali don Franco spesso pasteggia all’insaputa di Oliverio, ma si sa, con la presenza di Franco Pacenza e dello stesso Oliverio, non si poteva fare e alcune volte, per il rispetto della forma, si sacrifica la sostanza.
Sappiamo che Franco Iacucci si è offeso per un precedente pezzo sul suo ruolo, ma noi ironizziamo e confidiamo, dunque, che il capo della segreteria del Presidente della Giunta Regionale abbia l’intelligenza necessaria ed il giusto senso dell’umor per poter tollerare la satira. Diversamente ce ne faremo una ragione. Come avrebbe detto Aristofane: “Ingiuriare i mascalzoni con la satira è cosa nobile. A ben vedere significa onorare gli onesti”.
Pablo