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21,8 miliardi: è questo il business legato alla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare emerso dal quinto rapporto #Agromafie2017 presentato oggi a Roma ed elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare, nel quale è stata calcolata l'intensità del fenomeno delle agromafie per provincia sulla base delle risultanze quantitative delle azioni di contrasto specifiche poste in essere dalle diverse Forze dell'ordine per questo particolare aspetto criminale.
Il triste primato spetta nuovamente alla Calabria e al Mezzogiorno. Reggio Calabria è la prima della top ten seguita da Genova e Verona. Secondo il Rapporto, infatti, nonostante il crescente ruolo giocato dalle agromafie nel Settentrione, è nel Mezzogiorno che esse esprimono una maggiore e nociva diffusione. Nello specifico, tra le province che entrano nella "top ten" per un livello alto di criminalità organizzata del tipo dell'agromafia, oltre a Reggio Calabria è presente anche Catanzaro. Tre sono in Sicilia (Palermo, Caltanissetta e Catania), due in Campania (Caserta e Napoli) e Bari in Puglia.
Per quel che concerne le province calabresi, la casistica criminosa è particolarmente ampia: dal controllo delle produzioni agricole e della pastorizia, con il relativo indotto occupazionale, agli incendi boschivi, dalla adulterazione dei prodotti oleari, caseari e vinicoli fino al preoccupante il crescente fenomeno del furto di bestiame.
«Il rapporto di questo anno segnala un'evoluzione delle “mafie 3.0” - ha affermato Gian Maria Fara, presidente Eurispes - Nel rapporto segnaliamo, inoltre, il riciclaggio on line, la nuova frontiera dell'Hft, scambi di borsa ad altissima velocità, operazioni speculative.
Le attività delle forze dell'ordine e della magistratura raccontano degli intrecci delle mafie che fanno conseguire enormi guadagni. Riescono a gestire i vantaggi della globalizzazione delle economie. Sono mafia silente - commenta Fara - operano con straordinaria capacità di mimetizzarsi e riescono a tessere così quella rete di interessi che consente loro di espandersi. La nuova mafia non taglieggia autosaloni o supermercati, ne diventa socia. Le mafie si sono fatte imprenditrici».