Daniele Fabio, chitarrista, compositore, nel suo campo è uno dei più apprezzati artisti italiani delle nuove generazioni. È affamato di musica, spazia tra diversi generi, conosce e suona decine di strumenti, è alla continua ricerca di nuove emozioni. Daniele è cosentino, ed ha iniziato il suo percorso musicale sin da ragazzino. Attualmente è in tournée per diversi paesi europei.

«Il mio primo imprinting con la musica lo devo a mio zio, amatore chitarrista classico, e grande estimatore e cultore della buona musica. Da piccolissimo passavo molto tempo con lui, assorbendo musiche di Pat Metheny, Paco de Lucia, Django Reinhardt, ma anche Beethoven, Tchaikovsky, Ravel, Villa Lobos passando da Charlie Parker, Miles Davis, Chet Baker, e molti altri…».

Quando Daniele ascoltava certe specifiche sequenze di note, timbri, ritmi (spesso presenti nella musica di Bach, ma non solo), dentro di lui accadeva qualcosa di alchemico.
«Sì, una catarsi, non razionale, ma emozionale. Oggi la definirei come un’esperienza mistica, olistica, dove la percezione del tutto mi compenetrava e riempiva di bellezza. Cominciai a ricercare quella sensazione sempre più spesso».

Lo zio di Daniele cominciò a insegnargli il pianoforte.
«Ma io ero tremendamente affascinato dalle sei corde, da questo strumento che per suonarlo lo devi abbracciare e portarlo vicino al cuore. Passai alla chitarra e ben presto mi accorsi che potevo ricreare quelle sensazioni, suonando determinati intervalli e successioni di note; così con quelle poche capacità e informazioni che avevo all’inizio del mio percorso di studi, cominciai da subito a comporre rudimentali brani con l’intento di ricreare quella misteriosa alchimia».

Da lì tutto è partito…
«… E non si è più fermato!».

Daniele è quasi subito entrato in contatto con il mondo della musica classica.
«Da piccolissimo ascoltavo determinate sinfonie come una meditazione, ad occhi chiusi, completamente immerso in un’esperienza quasi extracorporea. Da subito l’ascolto della musica classica mi ha dato sensazioni ed emozioni uniche, poi crescendo, studiandola, approfondendola e praticandola ne comprendo ogni giorno di più il valore». 

Ma non si è fermato qui, aveva fame di conoscere tutte le espressioni musicali e tutti gli strumenti possibili e immaginabili, anche quelli più sconosciuti alla nostra cultura.
«Una fame infinita di musica, di conoscenze. Se oggi, una delle mie caratteristiche come compositore e musicista è l’essere trasversale, lo devo proprio all’aver approfondito, praticato e studiato differenti generi e ambiti musicali: dalla classica, alla musica contemporanea, all’elettronica, al jazz, alla musica antica, e alle musiche tradizionali, che mi hanno portato a sperimentare anche tanti strumenti etnici. Amo la musica in ogni sua manifestazione e trovo un valore insostituibile e unico in ogni ambito musicale differente. Finché mente, corpo e spirito me lo consentiranno continuerò a ricercare, studiare, approfondire, pur sapendo che non basterebbero 108 vite intere ad esaurire la ricerca».

E poi si è avvicinato anche al teatro collaborando con diverse compagnie teatrali ed esibendosi in diversi teatri.
«La musica per il teatro è un’altra branca che amo particolarmente, nel teatro tutto deve convergere all’uno, musica, performance, danza, recitazione, testo; perciò ognuno di questi elementi deve sfumare i propri confini per fondersi nell’altro. Da compositore devo far sì che la musica si faccia testo, danza, immagine e immaginazione; questo percorso creativo ti porta ad indagare attraverso dei processi compositivi estremamente profondi, formativi e sempre nuovi. La mia natura eclettica mi porta a collaborare con artisti provenienti da mondi musicali diversi, e proprio in questa diversità io trovo alimento e ricchezza».

Certo non poteva mancare il jazz in un musicista così completo e ricco come Daniele Fabio.
«Iniziai a studiare chitarra Jazz con Lutte Berg, a Cosenza, per poi passare alla Scuola Civica di Milano, quando ancora c’era il mitico Franco Cerri che curava la classe di musica d’insieme. Fin dai primi passi sullo strumento, la cosa che più di tutte mi venne naturale fu la creazione estemporanea, l’improvvisazione. Per tutti i primi anni di studio, non conoscevo alcun brano! Ero sempre con la chitarra dietro, anche quando si usciva con gli amici, passeggiando, magari ci si fermava in una piazza, io tiravo fuori lo strumento e cominciavo a improvvisare, a comporre “suonando la situazione” che avevo intorno, l’ambiente, i colori, i suoni, le espressioni della gente, un particolare modo di camminare. Poi accadeva sempre che qualcuno si avvicinava e mi chiedeva un pezzo, che io puntualmente non conoscevo! Cominciai a studiare jazz per comprenderne il linguaggio, e soprattutto per ampliare le mie capacità e conoscenze improvvisative. Di lì a poco iniziai a studiare liuto e basso continuo, al conservatorio di Cosenza». 

Il grande talento di Daniele attraversa l’Italia. Tanti i concorsi internazionali e tantissimi i premi ottenuti nel corso degli anni.
«Nel corso degli anni ho partecipato a concorsi sia come compositore che come chitarrista, pur non essendo stati mai il mio focus artistico principale. Si sono susseguiti una serie di premi come finalista e vincitore come il Concorso Internazionale di Composizione “Egidio Carella” Conservatorio Piacenza, Premio del Conservatorio di Milano sezione Composizione, Concorso Internazionale Orfeo Stillo, EuroStrings competition, Premio Internazionale “Ali Sul Mediterraneo”, e molti altri, ma anche per commissioni, esecuzioni e riconoscimenti dal Cidim, Siae, Nuovo Imaie e altre istituzioni». 

Nel 2017 la sua prima produzione discografica da solista, come chitarrista compositore, dal nome “Mondi Interni”.
«Nel 2017 era arrivato il momento di ufficializzare il mio percorso da solista come compositore chitarrista, con il primo disco “Mondi Interni” interamente costituito da mie composizioni, all’interno hanno collaborato musicisti come Andrea Nocerino al violoncello, Roberto Noverini al violino, la soprano Teresa Musacchio, Giulio Tampalini alla chitarra. Ed è proprio con Giulio, uno dei virtuosi italiani più noti e carismatici, che si è instaurata una collaborazione stabile. Infatti nel 2020 esce il nostro disco dal nome Duosfera, seguirono altri due album da solista 2021 “Istantanee” e 2023 “Mediterranean Secrets”, e nel 2022 il disco in veste di compositore e arrangiatore “We Love Christmas” per chitarra (Giulio Tampalini) e l’orchestra di fiati del Conservatorio di Bergamo». 

Nel 2020 viene pubblicata la partitura del suo brano per chitarra sola “Motus” dalla nota casa editrice Curci Edizioni.
«Motus è all’interno della raccolta di mie composizioni “8 pezzi per chitarra sola”, uscita nel 2020 per Curci Edizioni. Sempre con la Curci tra il 2021 e 2023 ho pubblicato altri sei “Fogli d’album” composizioni per chitarra in formazione solistica e cameristica, e un brano per pianoforte “Segnali”».

A brevissimo uscirà un’importante pubblicazione, “20 canti popolari italiani”, trascritti e armonizzati per chitarra.
«In questo lavoro ho cercato di far convergere diversi intenti: comporre venti brani concertistici per chitarra sola, partendo da meravigliose melodie italiane, sfruttando il potenziale virtuosistico, espressivo e idiomatico delle sei corde e mantenendo intatto e riconoscibile il profilo melodico, così da salvaguardarne la memoria culturale. Ho approfondito la storia, il contesto e la funzione di ogni brano, cercando di arrivare al nucleo culturale e musicale. Ci sarà molto da dire su questo corposo volume (96 pagine), frutto di tre anni di lavoro e ricerca, a partire da settembre ci saranno molte novità a riguardo». 

A questo punto vado sul pesante e chiedo a Daniele cos’è per lui la musica.
«Eh, domanda facile facile... Mi sono ripromesso che prima o poi scriverò un libro su ciò che la musica è per me. In poche righe posso dirti che credo ci siano più “dimensioni” di comprensione e percezione, quella che Gurdjieff definiva “musica oggettiva”, la musica delle Sfere, il Suono Primordiale, Ruah, alla quale l’essere umano può arrivare attraverso uno specifico lavoro di sé, e la musica nella dimensione umanamente “ordinaria”».

E per Daniele Fabio cos’è la musica?
«Uno stato d’essere, mi sento musica quando riesco a percepire armonia, connessioni, profili melodici dentro e tutt’intorno a me, questo può avvenire durante un concerto o ascoltando un disco, ma anche passeggiando per strada, o seduto nel silenzio di una montagna, persino in fila in posta. Noi siamo musica, un accordo, una triade di pensieri, emozioni e istinti, resa più o meno dissonante dal nostro spirito». 

E sentiamo i prossimi progetti.
«A proposito del volume di partiture sui canti popolari sopra citato, in settembre uscirà per la rivista Suonare News un cd allegato contenente le meravigliose interpretazioni dei 20 brani ad opera di Giulio Tampalini, con all’interno della rivista un’intervista a riguardo. In arrivo tanti concerti in varie formazioni, in tutta Italia e in diversi paesi esteri. Proseguirà il mio tour in quintetto con il quartetto d’archi “Sogno Mediterraneo”, con Giulio Tampalini porteremo il lavoro sui 20 canti popolari nei conservatori con masterclass e seminari, e in concerti sia in duo che in quartetto con violino e violoncello».

Al Premio Letterario Caccuri, Daniele Fabio con Daniel Cundari ha incantato il pubblico in un numero da Oscar.
«Con Daniel Cundari si è creata un’intesa praticamente immediata. I miei studi di flamenco mi hanno reso estremamente familiare il suo repentismo, tecnica di declamazione flamenca, rieditata in dialetto cutise. La ricerca del duende, della catarsi, ci allinea nella costruzione di un nuovo concept di performance, che si concretizza nel nostro “Canti della Terra” lo spettacolo che abbiamo cominciato a portare in giro per l’Italia a partire da maggio 2024. Prossima tappa il 22 settembre in Toscana, a Siena, Daniel sarà “integrato” all’interno del mio spettacolo “Sogno Mediterraneo” col quartetto d’archi, per un sestetto davvero esplosivo».