«Ci siamo trasferiti qui dalla Svizzera da due anni e mezzo, ci siamo sentiti molto accolti dalla comunità, fino a marzo, quando siamo stati bersaglio di una serie di gravi atti omofobi che purtroppo hanno finito per limitare la nostra libertà e i nostri spostamenti. Dopo questi fatti per un certo periodo non siamo più usciti di casa: ora stiamo limitando le uscite, torniamo presto per paura di incontrare qualcuno». Parla così Roberto, residente a Longobardi, vittima insieme al suo compagno Marco di atti persecutori e omofobi da alcuni mesi: lettere anonime con gravi offese, imbrattamento del cancello di casa, offese verbali, fino alla distribuzione di volantini denigratori contenenti il suo nome e il numero di sua madre.

Una situazione insostenibile per la coppia, che da marzo si è vista costretta a limitare i propri spostamenti al minimo indispensabile, facendo ritorno a casa in orari specifici per evitare il rischio di altre aggressioni.

Diverse associazioni, come Arci Cosenza, Arcigay Cosenza, ANPI sezione di Paola e sezione di Cosenza, Gynestra, COLPO, Collettiva Medusa, Sustaria, La Base Cosenza, I ragazzi di Scarcelli e Fgc Cosenza, tramite un comunicato congiunto hanno condannato con forza gli atti omofobi, riaffermando il loro impegno per la difesa dei diritti LGBTQIA+, manifestando la loro solidarietà alle vittime. «Le nostre associazioni lavorano da anni nei territori per promuovere l’uguaglianza, il rispetto e i diritti di tutte le persone, indipendentemente dal loro orientamento sessuale o identità di genere. Atti come questo non solo feriscono profondamente le vittime dirette, ma minano anche i valori fondamentali di rispetto e accoglienza su cui si basa la nostra comunità» avevano scritto nel comunicato congiunto le associazioni firmatarie.

Per rafforzare il messaggio di inclusione e combattere l'odio, le associazioni locali, insieme a liberi cittadini, hanno organizzato un evento, svoltosi nei giorni scorsi proprio a Longobardi, presso il Lido Margherita. La Festa dei Diritti Civili, così è stato chiamata, è iniziata con un talk aperto a tutti e tutte, durante il quale sono intervenuti i membri delle associazioni, liberi cittadini e cittadine, e alcuni membri del consiglio comunale di Longobardi. «È necessario che associazioni del terzo settore e comunità siano formati su tematiche come la transomofobia, le discriminazioni, e conoscano termini e argomenti che riguardano il mondo LGBTQIA+, per sapere come comportarsi in determinate situazioni» ha detto Silvio Cilento di Arci Cosenza.

Concetto rimarcato anche da Rosaria Alessia, che ha aggiunto quanto sia importante non discriminare chi riceve offese di questo genere, né coloro che le mettono in atto. Gynestra ha puntato il dito sui pochi strumenti, economici e sociali, in cui versano spesso le associazioni, che dovrebbero invece essere sostenute maggiormente dalle istituzioni. Anpi è intervenuta invece sul concetto di "comunità", sottolineando quanto «lo spopolamento crea isolamento e frustrazione, pane quotidiano delle violenze».

Anche l'amministrazione comunale è intervenuta, promettendo, dopo l'appello dell'avvocata Marta Perrotta, di dare alle associazioni uno "spazio sicuro" in cui sarà presente uno sportello di ascolto. Hanno chiuso il talk Valeria D'Agostino, che insieme a Samuele Garritano ha messo a disposizione in questa come altre occasioni lo spazio, e Roberto, vittima degli atti omofobi, che ha ringraziato le associazioni presenti: «La comunità di Longobardi ci ha sostenuto moltissimo nell'ultimo periodo. Liberi cittadini e associazioni ci stanno dimostrando molta vicinanza. In questo momento non ci sentiamo soli».