VIDEO | All'iniziativa della Proloco i vescovi Nostro, Maniago e Battaglia. Lo studioso che si è dedicato al caso della mistica di Paravati: «Ero scettico ma ho capito che ci sono fenomeni che a noi sfuggono»
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«Io non sono più quello di prima, apparentemente nella mia vita non è cambiato nulla però oggi se sono qui, è proprio per testimoniare che dobbiamo parlare di Natuzza perché è quello che lei stessa vuole». Anche nella vita dello scienziato Ciro di Nunzio qualcosa è cambiato dopo aver studiato il caso di Natuzza Evolo. L'analista forense napoletano, già genetista dell'Università di Catanzaro fino al 2019, è intervenuto a Soverato nel corso di un partecipato incontro "Noi con Natuzza", moderato da Domenico Gareri, con momenti musicali a cura del soprano Eleonora Pisano, promosso dalla locale proloco presieduta da Giuseppe Chiaravalloti, insieme al comune guidato dal sindaco Daniele Vacca e alla parrocchia con in testa il parroco don Alfonso Napolitano, che ha visto attorno allo stesso tavolo, nei locali dell'oratorio, i vescovi di Mileto Nicotera Tropea, mons. Attilio Nostro, di Catanzaro Squillace, mons. Claudio Maniago, e di Napoli, mons. Mimmo Battaglia, originario di Satriano, appena nominato cardinale da Papa Francesco, e del giornalista Rai Pino Nano, autore di una serie di servizi dedicati alla mistica.
«Natuzza mi ha cambiato»
«Studiando il sangue di Natuzza ho capito tante cose - ha aggiunto - innanzitutto che fede e scienza possono incontrarsi, basta capire quali sono i propri limiti. La vita di Natuzza dimostra che ci sono dei fenomeni che accadono e che a noi sfuggono». Anche Di Nunzio, prima di dedicarsi al caso della mistica di Paravati, era sicuramente scettico: «Ero sicuramente scettico perché ci sono in giro tanti mistificatori e per me era quasi assurdo dover interessarmi di fenomeni che io definisco paranormali. Qualcuno però mi fece notare, ad esempio Giuseppe Chiaravalloti, che in realtà potevo lavorare in tranquillità e così un po’ alla volta ho dimostrato che quelle tracce erano di sangue umano, che erano tutte della stessa donna, e poi confrontando il profilo ottenuto dalle tracce con quello dei figli di Natuzza, ho dimostrato che quelle tracce erano di sangue ed erano di sangue di Natuzza».
«La presenza di Natuzza è ancora viva perché tutte le persone che vengono a Paravati la avvertono come una persona di famiglia - ha commentato mons. Nostro - e questo è bellissimo perchè dice un pò la cifra di quella che è la relazione che lei riusciva a mantenere con tutti, anche con coloro che vedeva per la prima volta. È molto amata proprio perché lei ha amato tanto». «Lei non richiama e non richiede un'attenzione su di sé ma su quello che lei sta vivendo che è la sua unione col Signore - ha aggiunto mons. Maniago -. Io la sto scoprendo in questi anni e sono certo che lei stessa sia contenta, oggi, di questo momento in cui siamo qui a ringraziare il Signore anche per il dono che ha fatto, attraverso il Santo Padre, al nostro don Mimmo Battaglia che non è un dono al merito, con tutto l'effetto che provo per un confratello vescovo, ma è il riconoscimento di quello che lui è e sta facendo come vescovo e come uomo di chiesa».