Grande successo per il primo appuntamento nel ristorante immerso nella natura: «Un nuovo modo di pensare il pranzo». E la cucina è a km zero
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Lo chef stellato torna alla natura, alle origini, alla stufa a legna, alla cucina senza elettricità, ai prodotti genuini consumati direttamente nel bosco. Fra i prati verdi della Sila.
L’idea è dello chef stellato Antonio Biafora, giovane e già pluripremiato a livello nazionale per le sue idee innovative, ma con lo sguardo al nobile passato della nostra terra.
«È un’idea di cucina naturale a km zero. Il ristorante è ‘dentro’ la natura, gli ospiti non solo mangiano la natura, ma la vivono. Da sempre si fa la grigliata nel bosco, mangiare tra i boschi e sui prati lo si fa a Pasquetta, a Ferragosto. Ma noi siamo andati oltre. Abbiamo fatto incontrare la natura agli ospiti, attraverso una cucina di alto livello». Lo chef Biafora ha così selezionato un gruppo di suoi affezionati clienti, disponibili a vivere un vero e proprio esperimento, sapendo che questo comporta delle rinunce, un modo diverso di vivere il menù e di essere serviti a tavola.
«Un esperimento sì, ma andrà sicuramente avanti, nel senso che organizzeremo una serie di appuntamenti con i nostri ospiti più propensi. Perché mangiare all’aperto comporta diverse problematiche, anche qualche rinuncia che forse non tutti sono disponibili a condividere».
Ovviamente nessuno pensi che si tratti di una tradizionale scampagnata da week end in montagna. È invece un modo nuovo di fare cucina. «I piatti saranno sempre di alta qualità, senza però immaginare variazioni ai menu previsti, per diverse ragioni organizzative. Il primo esperimento è andato bene e la soddisfazione degli ospiti è stata notevole».
Si andrà avanti sulla strada intrapresa. «Lo ripeteremo, ma sempre a numero chiuso e su invito. Con l’obiettivo di organizzare un grande evento nel bosco, perché vogliamo far conoscere la Sila dal di dentro. È il rapporto uomo-natura che ci interessa ristabilire. E la cucina è il mezzo più importante per farlo».
Sembrerebbe un nuovo format, un’ idea alternativa per rompere la tradizione, ma probabilmente così non è.
«Non è un nuovo format, è solo un modo nuovo di organizzare il pranzo, diverso dal solito, senza le consuete comodità, con gli strumenti di cottura senza elettricità, la cucina che brucia il carbone di Soriano, il barbecue giapponese, la stufa a legna come quella della nonna. Manterremo il livello molto alto e saremo a diretto contatto con il bosco, con madre natura».
E poi c’è l’aria, l’acqua, il verde, il sole, i profumi e i sapori della foresta silana, che fanno la differenza, che non hanno eguali.
L’idea senza dubbio è forte, e da parte dei clienti ci sarà sicuramente un’accoglienza entusiastica, anche perché si potrebbe forse rompere la solita monotonia dei pranzi lunghissimi nelle tradizionali sale ristorante.
«Presenteremo i piatti presenti nel menu attuale di Hyle, poi altri piatti storici leggermente semplificati, ma senza screditarne quella che è la struttura. Quindi non si adeguano i piatti o il menu, ma si adegua il modo di pensare al menu. Dietro c’è tutto un lavorio di testa che facciamo in anticipo, fermo rimanendo la qualità di sempre».
Buona la prima? Si per ora buona la prima. Dallo stellato ‘Hyle’ della Sila Grande, un’idea baciata da un clima straordinariamente gradevole, nonostante il caldo. E la montagna, si sa, rende tutto più bello.