Un viaggio dall'alto in 3D, datato 1600, sul capoluogo della Basilicata, il più elevato tra le regioni d'Italia con i suoi 819 metri. E per evitare i troppi gradini, ci sono le scale mobili più lunghe d'Europa
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Un esempio validissimo “Da Sud” di valorizzazione del territorio, grazie alle nuove tecnologie e ai fondi europei, che merita di essere imitato. Contraddicendo, però, le buone regole del giornalismo lo rivelerò solo alla fine!
Potenza, con i suoi circa 64mila abitanti, è il capoluogo della Basilicata. È conosciuta come la “città verticale” in quanto i suoi vari rioni e quartieri sono posizionati a vari livelli, collegati tra loro da un numero elevato di scale e di gradoni, fino ad arrivare a quota 819 metri di altitudine che fa di Potenza il capoluogo di regione italiano situato più in alto. Tra quelli di provincia lo supera soltanto la siciliana Enna che raggiunge i 930 metri.
Un moderno impianto di scale mobili, il più lungo d’Europa, cui si accede pagando la modica cifra di cinquanta centesimi, vi può evitare fiatoni improvvisi se non siete ben allenati, com’è probabile, a raggiungere il centro storico partendo dal basso. In questi giorni di agosto ho avuto modo di sperimentare personalmente il tratto di scale mobili che parte da Viale Marconi, zona inferiore della città dove puoi lasciare l’auto in un comodo parcheggio, per giungere a via del Popolo, proprio a due passi dal cuore del centro storico. Otto ripide rampe (per bimbi e ragazzi diventa anche una sorta di “giostra”) che ti risparmiano l’ingresso in auto verso la cima, oppure arrampicate in salita degne di un quasi-olimpionico. Altri tratti di scale mobili, realizzati in anni successivi, hanno unito diversi punti della “città verticale”, diventando un esempio cui ispirarsi anche in Calabria: penso a Catanzaro che, pur con minori asperità, è il capoluogo calabrese più somigliante a Potenza in termini di conformazione urbanistica, ma anche a numerosi altri centri.
Quando si giunge all’altitudine più elevata, che geograficamente ci parla di montagna (800 metri!), si scopre una sorta di altopiano attraversato dal lungo e stretto corso principale, via Pretoria, con piazze e piazzette, nonché stradine e vicoletti che collegano l’arteria primaria ad altre vie. Siamo nel nucleo medievale, molto rimaneggiato durante i secoli passati anche perché, non dimentichiamolo, ci troviamo in una delle zone a più consistente rischio sismico del Paese (si ricordi l’infausto terremoto irpino-lucano del 1980). La passeggiata è gradevolissima, di fatto pianeggiante, e invoglia il sostare in piccoli angoli magari animati da bar o da altri locali specializzati tra caffetterie, birrerie, pasticcerie, gelaterie.
L’esperienza più interessante (oltre quella consentita dall’importante Museo Archeologico Nazionale che ha sede a Palazzo Loffredo, per conoscere gli Enotri, civiltà fondamentale anche per la storia della Calabria, e dei Lucani, “parenti stretti” dei Bruzi) è stata quella relativa alla visita della Torre Guevara che risale al IX secolo d.C. Siamo di fronte all’ultima e isolata testimonianza dell’antico castello che era stato eretto e rafforzato in più riprese a difesa della città fortificata, circondata da solide mura. Piazza Bonaventura, che chiude la porzione orientale del centro storico, è stata sistemata in modo razionale e ordinato: lo spazio lasciato alla Torre Guevara fa viaggiare la mente indietro nel tempo. Caduto l’Impero Romano d’Occidente (V secolo d.C.) l’Italia meridionale venne invasa progressivamente da Longobardi, Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi… Potenza e quella torre d’avvistamento presidiavano un’area geografica strategica caratterizzata dal fluire del fiume Basento (il più lungo dei corsi d’acqua italiani, e quindi della Basilicata, che sfociano nel Mar Jonio).
La Torre Guevara è denominata così non in ricordo del mitico “Che”, rivoluzionario latinoamericano del Novecento, bensì dell’omonima famiglia di feudatari originari dei Paesi Baschi. Un ramo dei Guevara seguì nel Regno di Napoli re Alfonso V d’Aragona, asceso al trono napoletano nel 1442, e ottenne tra l’altro il titolo di Conti di Potenza. I Guevara risiederanno nei primi tempi nel castello del capoluogo lucano e nella omonima Torre, impegnandosi nell’irrobustimento della cinta e delle difese murarie, nonché delle porte di accesso. Ferventemente cattolici, i Guevara si impegneranno anche nella ricostruzione di chiese e conventi. Gli storici raccontano che quando la contessa Beatrice de Guevara, nel 1621, donò l’antico castello ai Frati Cappuccini perché lo utilizzassero come ospedale ed ospizio, trattenne per sé la Torre.
A pochi passi da quest’ultimo presidio medievale di Potenza, in un edificio basso, scorgo dei giovani intenti a lavorare in una saletta dotata di poltroncine e di visori 3D: la “Cronolfiera della memoria. Torre Guevara VR Experience”. Il cartellone appeso sui muri descrive il servizio come intervento di riqualificazione dell’area effettuato dalla Provincia di Potenza con fondi Fesr-Por BasilicataEuropa e la partecipazione di altri soggetti istituzionali. Decido di effettuare anche io il viaggio che mi conduce, con tecnologia tridimensionale, a sorvolare la Potenza del 1600, tra fortificazioni, via Pretoria, Torre Guevara… Ottima proposta, emozionante, istruttiva, peraltro gratuita. Adattissima anche per i più piccoli che in tema di nuove tecnologie hanno da insegnare a noi adulti. Una manciata di minuti e ti cali nelle atmosfere ben ricostruite di quattro secoli fa, riuscendo ad osservare la Potenza del Seicento dall’alto, come si fosse davvero su una mongolfiera. Anzi, vi dirò, nei primi secondi si rischia anche un senso di vertigini tanto il 3D ti trasporta in una situazione molto realistica. Personale gentilissimo, tutto ben pulito e igienizzato, e pensi: senza questo momento davvero coinvolgente avrei riflettuto molto di meno sulla storia di Potenza e del Sud Italia. Dovrebbero farlo ovunque, a partire dagli scavi archeologici disseminati in ogni angolo della Calabria!