A Longobucco lo spettacolo del ponte monco è una di quelle cartoline che non vorremmo vedere mai. Il video del crollo del viadotto, praticamente nuovo di zecca, ha fatto il giro del web. Il sentimento che accompagna quelle immagini è di sgomento misto a sollievo perché in quel momento, grazie all’iniziativa di un tecnico che aveva bloccato la strada con un furgone per frane in corso poco distanti, di là non passava nessuno.

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Anche i ponti di epoca romana durano di più

«A quest’ora avremmo raccontato tutta un’altra storia» sospira Carlo Tansi, tra gli ospiti della puntata di oggi di “Dentro la Notizia”. Pasquale Motta, ripercorre la brevissima vita di un viadotto inaugurato da appena nove anni, e già semi-distrutto dalle correnti del Trionto. Di certo quel che è accaduto non è colpa del fiume, che è lì da un bel po’, e l’uomo è perfettamente in grado di progettare strutture resistenti, tant’è che le immagini di un altro ponte in pietra, datato 1890, all’ingresso della strada per Longobucco, spiccano quasi come una beffa, per non parlare del ponte Annibale a Scigliano, che di anni non ne ha nove ma 2mila, da molti considerato il più antico d'Italia, ed è ancora solidissimo. 

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La sagra degli errori

Carlo Tansi, ex capo della Prociv, indica un punto preciso sull'orizzonte. «Ecco, questo è un esempio di come non deve essere progettato un ponte – dice senza mezzi termini -. Vediamo chiaramente che il pilone collassato, il quale ha trascinato l’impalcato, è costruito sul detrito del fiume. Anche quello più a valle è fondato sul detrito e non sulla roccia, se a questo aggiungiamo l’azione continua del fiume, è facilmente prevedibile che se non si interviene subito perderemo presto anche gli altri piloni. Insomma potrei definire la situazione nel suo complesso come la sagra degli errori progettuali».

Al Tronto, insomma, delle polemiche e delle sviste poco importa, lui continua a scorrere e gonfiarsi nei periodi di pioggia, e soprattutto se trova ostacoli, non fa che mangiarseli piano piano. «Riesco a immaginare quello che è accaduto – ipotizza l’ex numero uno della Protezione civile calabrese -. Evidentemente per risparmiare sui costi, elevati, di piloni che potessero entrare a quindici metri di profondità, si è deciso di fare diversamente ed ecco il risultato: un ponte nuovo è crollato».

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Fare bene ma fare presto

Sul fattore tempestività insiste anche il sindaco di Longobucco, Giovanni Pirillo. A lui di promesse gliene hanno fatte tante, specie “a caldo”, sull’onda emotiva suscitata dal crollo che ha indignato, e non poco, anche il governatore della Calabria Roberto Occhiuto. «Il presidente dice che rapidamente troverà i fondi per mettere in sicurezza l’opera – dice ai microfoni di “Dentro la notizia” -. C’è stata una riunione con i tecnici dei vari dipartimenti regionali, che hanno verificato quello che è accaduto e stabilito il quantum da chiedere al ministro Salvini. Mi dicono che lui pare stia attenzionando il problema e che darà presto risposte positive». 

Il sindaco mette in gioco la sua fascia tricolore

Pirillo fa appello anche a consiglieri e deputati calabresi perché non abbandonino Longobucco. «Non è il momento delle polemiche politiche, bisogna unirsi per mettere in sicurezza questo paese». Il sindaco non esita a mettere in gioco anche il suo ruolo istituzionale. «Se la faccenda non verrà risolta, io consegnerò al Prefetto la mia fascia tricolore».

Un abitante di Longobucco, riassume la vicenda in poche parole: «Anche un bambino capisce che se si accelera contro un muro ci si fa male». Un'evidenza che tuttavia è sfuggita a chi quel viadotto lo ha progettato troppo vicino alla quota del Trionto e che presto o tardi dovrà dare spiegazioni.

Il consigliere pentastellato Davide Tavernise, l’unico rappresentante regionale ad avere accolto l’invito a partecipare alla diretta, informa che la sua compagna di partito, la deputata Vittoria Baldino, ha appena presentato un’interrogazione al ministero delle Infrastrutture sul caso. «Qua mi tocca fare il guastafeste – dice – ma a questo territorio sono affezionato e so già che se calerà l’attenzione, non si farà più nulla. Mi chiedo perché certi interventi avvengano sempre dopo, quando il danno è fatto, e non prima anche se le crepe di certe situazioni sono già evidenti. Sono d’accordo sul mettere da parte le polemiche politiche, bisogna procedere in fretta per risolvere la situazione».

Rischio isolamento

Intanto venerdì, un comitato di cittadini preoccupati dell’isolamento totale a cui potrebbero andare incontro se le vie di comunicazione non saranno ripristinate, si riunirà. «Non possiamo neanche raggiungere l’ospedale in fretta» dice un longobucchese. Un piccolo centro, di appena tremila anime, affezionate alla propria casa e alle proprie abitudini, rischia di sparire e di trasformarsi, come dice il sindaco Pirillo, in un paese di morti.