«L’Italia sta scomparendo», così Elon Musk su Twitter, dopo la pubblicazione dei dati Istat relativi al 2022, con la natalità al minimo storico: meno di 7 neonati per 1.000 abitanti. Dal 2008, ultimo anno in cui si registrò un aumento delle nascite, il calo è di circa 184mila unità, di cui buona parte concentrata dal 2019 in avanti. Secondo Musk, «il collasso della popolazione è la maggiore minaccia alla civilizzazione», a sottolineare che il problema è sociale e non più circoscritto a una singola dimensione.

In questo scenario, che diventa ogni anno più allarmante, il Gatjc Fertility Center ha organizzato, il prossimo 9 giugno a Gioia Tauro (RC) con inizio alle ore 9:00, la seconda edizione del convegno “Preservazione della fertilità: strategia per far nascere il futuro”.

Un appuntamento che gode del patrocinio della Regione Calabria, presente con la vice presidente Giusi Princi e la garante della salute Anna Maria Stanganelli, e degli Ordini Professionali di riferimento. Nelle quattro sessioni di lavoro è prevista la presenza di relatori delle università calabresi Magna Graecia e Unical, della Sapienza di Roma e dell’Università degli Studi di Padova, oltre che di sanitari di Aziende Ospedaliere calabresi e no, di Centri di Alta Specialità ed esperti in varie branche delle scienze sociali.

«La preservazione della fertilità resta il nucleo duro di questo nostro secondo appuntamento – spiega Umberto Giacomo Tripodi, direttore scientifico del convegno – ma abbiamo voluto accentuare il taglio sociale del tema, dedicandovi la prima sessione dei lavori e la tavola rotonda conclusiva. La gestione medica del paziente in tutti i suoi aspetti, diagnostici e terapeutici, occupa il resto del programma ma non potevamo ignorare che il tema della natalità è entrato ormai prepotentemente nelle agende della politica, dell’educazione, della comunicazione, dell’economia, dell’etica. Lo vediamo bene facendo ogni giorno il nostro lavoro al Gatjc, dove abbiamo modo di comprendere quante implicazioni presenta ogni singolo caso. Era quindi doveroso da parte nostra ampliare il ventaglio di approcci e cercare così di dare un contributo utile e completo al dibattito».