Cinquecento, forse seicento. Tanti sarebbero i cani vaganti oggi nel territorio di Corigliano Rossano. A fornire una stima è Lorena Vulcano, consigliere comunale e presidente della Commissione Ambiente. Il problema però, non sono solo gli animali già presenti in strada, ma soprattutto l’aumento costante dovuto agli abbandoni di animali domestici. «Ogni giorno – racconta – ci ritroviamo con nuove cucciolate lasciate per strada. Sono animali spesso nati in casa, mai microcippati, che poi si riproducono a loro volta. Così, in pochi mesi, i numeri crescono fuori controllo».

Le guardie zoofile stanno lavorando a un primo censimento della popolazione canina. Ma la strada è lunga. La maggior parte degli animali vaganti non è sterilizzata né microcippata. «Stiamo collaborando con l’Asp – spiega Vulcano – per avviare campagne di sterilizzazione e reimmissione controllata, con i cani intestati al Comune. È l’unico modo per iniziare a contenere le nascite». La reimmissione però è un passaggio delicato. «Serve valutare il comportamento del cane, capire se può rientrare sul territorio in sicurezza. Per questo lavoriamo fianco a fianco con i volontari, che conoscono bene gli animali e aiutano a scegliere caso per caso».

La presenza di cani randagi a Corigliano Rossano è in forte aumento. Le autorità locali stanno intervenendo con sterilizzazioni, controlli e nuove misure per limitare il fenomeno e tutelare la sicurezza pubblica.

Il ruolo delle strutture pubbliche

Il Comune dispone di un solo canile rifugio. La gestione è in parte condivisa: il reparto sanitario è seguito dall’Asp, mentre la struttura rifugio è comunale. Ma per affrontare davvero l’emergenza, servirebbero più risorse. E soprattutto, strutture assenti. «Da anni – dice Vulcano – si parla della necessità di un pronto soccorso veterinario sulla fascia ionica. Le condizioni ci sarebbero, ma al momento la priorità è contenere la crescita della popolazione canina e aumentare i controlli». Il lavoro è costante, ma richiede tempo. «Serve uno sforzo collettivo. Abbiamo iniziato a parlare anche di un gattile, ma ora la vera urgenza è la gestione dei cani. Fermare gli abbandoni e bloccare le nascite».

Sul fronte delle criticità, fortunatamente, non si registrano episodi frequenti di avvelenamento. «Ci sono stati sospetti – ammette – ma poi si è scoperto che le morti erano dovute ad altre cause. Possiamo dire che, almeno su questo fronte, la città non mostra segni di degrado».

La Commissione Ambiente, insieme al comandante della Polizia municipale Luigi Greco, sta valutando nuove misure per affrontare anche un altro aspetto del randagismo: la responsabilità diretta dei proprietari. «Abbiamo avuto diversi incontri – spiega Lorena Vulcano – sia in Commissione sia in colloqui specifici. Il tema è quello della detenzione dei cani padronali: non si può più ignorare il fatto che molti animali vengono lasciati liberi o addirittura abbandonati». Da qui, la necessità di rafforzare i controlli sul rispetto delle regole: dal microchip obbligatorio alla raccolta delle deiezioni. «Serve un’educazione di base – aggiunge – per migliorare il rapporto tra cittadini e animali, ma anche per rendere la città più decorosa». E sulle sanzioni? «Bisogna iniziare con un po’ di polso. È il momento di dare un segnale chiaro. Solo così, facendo squadra, possiamo davvero cambiare le cose. Il rispetto delle regole non è un’opzione: è la base per vivere meglio tutti, umani e animali”.

Le unità di cattura e le procedure

Il sistema c’è, ma è complesso. «Le unità di cattura – spiega Vulcano – vengono attivate dopo la segnalazione alla polizia locale. A quel punto si contatta il veterinario Asp di turno, che autorizza l’ingresso nel canile sanitario». Solo allora si può procedere alla cattura vera e propria. Una volta prelevato, il cane segue un percorso ben definito: prima sosta nel reparto sanitario (gestito dall’Asp), poi, se idoneo, passaggio nella struttura rifugio comunale. «Ogni intervento – sottolinea Vulcano – segue un iter preciso. Si valuta l’urgenza: se si tratta di un cane ferito, di cuccioli in pericolo, o di animali aggressivi. Si decide in base alle priorità e alla disponibilità di posti nei box». Uno dei nodi su cui si sta concentrando il lavoro della Commissione è quello della reimmissione controllata. In pratica, riportare sul territorio quei cani che non hanno possibilità di adozione, ma che possono convivere pacificamente con la comunità.

«Fino a oggi solo gestione dell’emergenza»

«La realtà è che fino ad ora si è solo rincorsa l’emergenza, senza mai affrontare il problema in modo strutturale». Laura Perri, segretario dell’associazione Animal Protection Italia, interviene con chiarezza sul tema del randagismo a Corigliano Rossano. Per Perri la strada è una sola: trasformare l’azione dei volontari e delle istituzioni in un percorso condiviso e risolutivo. «Oggi il fenomeno è fuori controllo. Riguarda la sicurezza, l’igiene pubblica, la salute. Continuare a raccogliere cani e sperare di svuotare le strade così è inutile. Servono politiche di prevenzione, e servono adesso».

Tra le proposte principali avanzate da Perri e condivise in diversi incontri con Asp e amministrazione comunale, spiccano la sterilizzazione e la reimmissione controllata. «Non si può pensare di portare tutti i cani nei canili. Sono strutture che diventano gabbie a vita, con costi altissimi e senza prospettive di adozione. Il nostro modello, invece, prevede il prelievo degli animali non pericolosi, la sterilizzazione, il microchip, e poi il ritorno sul territorio. A vigilare ci sono i volontari, i tutor, che seguono gli animali e ne garantiscono il controllo». Ma il nodo centrale, secondo Perri, resta l’assenza di controllo sulla popolazione canina padronale. «La legge prevede l’obbligo del microchip, ma spesso viene ignorato. E così capita che chi prende un cane, poi lo abbandoni senza alcuna conseguenza. È da qui che nasce gran parte del problema che oggi viviamo».

Chi paga se un cane causa un incidente?

Sul tema della responsabilità, la posizione dell’associazione è netta: «I cani randagi sono sotto la competenza del Comune. Se un cane provoca un incidente, chi ha subito il danno chiederà conto all’amministrazione. È già successo, ad esempio in contrada Santa Lucia o lungo via Provinciale». Ecco perché, secondo il segretario, è necessario ridurre la popolazione vagante attraverso metodi sostenibili. «La reimmissione, se fatta bene, comporta che quei cani sterilizzati non si riproducono più. Vivranno la loro vita, e nel giro di dieci anni il fenomeno potrebbe ridursi in modo importante».