La fila di macchine si snoda nel parcheggio antistante la chiesa. Ognuno attende il pacco e i volontari vanno avanti e indietro nei piccoli locali adibiti temporaneamente a deposito di beni di prima necessità. Pasta, pelato, zucchero, caffè, olio, legumi in scatola. Una volta al mese, per molte famiglie è un appuntamento per la sopravvivenza.

Lavoro precario

Con la crisi che morde arrivare a fine mese è diventato complicato anche per chi un lavoro lo ha: precario, sottopagato. E così ci si mette in fila per un pacco di pasta, un vasetto di confettura. «Sembra il Mcdrive» sdrammatizza un volontario in forza alla parrocchia Madonna di Pompei a Catanzaro. Ma l’agognato pacco, in questo caso, non è quello della famosa catena di fast food americano. Anzi, è l’esatto rovescio della medaglia.

Numeri del disagio in crescita

«Per capire come la povertà stia prendendo piede nel nostro territorio basta guardare i numeri» spiega don Gaetano Rocca, parroco della chiesa Madonna di Pompei. «Abbiamo iniziato la nostra attività con 60 famiglie, ora abbiamo raggiunto il numero di 300, compreso famiglie di extracomunitari». Cifre quadruplicate in un tempo relativamente breve: dall’inizio della pandemia ad oggi. «L’ultimo rapporto della Caritas nazionale ci dice che ci troviamo davanti ad una povertà strutturale, ereditaria. Da alcuni calcoli – aggiunge - emerge che si riesce ad uscire fuori dalle sabbie mobili della povertà in cinque generazioni. Questo vuol dire che l’ascensore sociale non funziona più e che questa gente non riuscirà ad uscirne se non c’è un’azione di solidarietà da parte nostra, uomini della chiesa, del Governo e di tutte le istituzioni».

Un'impresa arrivare a fine mese

La povertà come una malattia, difficile da curare. Si propaga a tutto il nucleo familiare e si perpetua di generazione in generazione: «Il principale problema è il precariato – precisa il parroco -. Al contrario di ciò che si pensa riguardo al reddito di cittadinanza, noi vediamo molte persone che lavorano ma che non riescono ad arrivare alla fine del mese perché prendono stipendi che non possono sostenere un intero nucleo familiare. Ovviamente, ci sono pure coloro che non hanno mai lavorato o che hanno perso il lavoro, soprattutto durante il periodo della pandemia ne abbiamo visti tanti».

Marginalizzazione

«Una povertà economica che sta diventando anche sociale e culturale, che si trasforma in marginalizzazione – prosegue il suo racconto don Gaetano – e che impedisce anche di essere propositivi nei confronti del mondo del lavoro. È una povertà legata alla rassegnazione, noi uomini di chiesa facciamo tutto questo per dare quel barlume di speranza, uno slancio per poter autodeterminarsi nella vita».

Lunghe code per il pacco di generi alimentari

Già a partire dalle 15 fervono i preparativi dei pacchi alimentari, alle 17 inizia la distribuzione che a causa delle lunghe code di smaltisce solo a serata inoltrata. Ma le attività iniziano fin dalle settimane precedenti con l’approvvigionamento di generi di prima necessità che in questo periodo sta diventando più difficoltoso e tutti vi partecipano: i volontari, i catechisti, i ragazzi del coro, imprenditori mettono a disposizione gratuitamente i mezzi per il trasporto dei carichi più voluminosi. È una catena della solidarietà.

Tunnel senza fine

«Si bussa alle nostre porte per manifestare esigenze alimentari, chi presenta esigenze economiche, chi non riesce a far fronte al pagamento delle bollette delle forniture elettriche, di luce e gas. È sotto gli occhi di tutti, è palese che ci sono grosse difficoltà e credo che aumenteranno nel corso di quest’anno. È vero che tutti noi siamo chiamati a veder la luce in fondo al tunnel – conclude il parroco - ma credo che quest’anno ci presenterà un tunnel molto lungo perché non sarà semplice riprendersi e tornare alla normalità».