Verso la Pasqua: in tutte le chiese cattedrali celebrata la messa crismale

Oltre alla benedizione del sacro olio del Crisma, che dà il nome all’intera celebrazione, i vescovi hanno benedetto anche i sacri oli degli infermi e dei catecumeni
di Rosaria Giovannone
13 aprile 2017
16:17
Catanzaro, i riti della settimana santa
Catanzaro, i riti della settimana santa

In tutte le Chiese Cattedrali della Calabria si è celebrata la Santa Messa Crismale. Ieri sera e questa mattina, tutti i presbiteri,  invitati a meditare la grandezza del sacerdozio e dell’Eucaristia, hanno rinnovato dinanzi ai propri  Vescovi le promesse sacerdotali manifestando l’impegno di servire con fedeltà e amore la Chiesa voluta da Cristo.

 


Oltre alla benedizione del sacro olio del Crisma, che dà il nome all’intera celebrazione, olio di esultanza diffuso su Gesù al Giordano, profeticamente cantato da Davide, i Vescovi  hanno benedetto anche i sacri oli degli Infermi e dei Catecumeni. La natura dell’olio, assunta nel simbolismo biblico-liturgico, esprime l’unzione dello Spirito che risana, illumina, conforta, consacra e permea di doni e di carismi tutto il corpo della Chiesa.

 

Il Presidente della Conferenza Episcopale Calabra, Mons. Vincenzo Bertolone, ha presieduto a Catanzaro la Santa concelebrazione alla presenza anche dell’Arcivescovo emerito Mons. Antonio Cantisani. Il Presule nell’omelia, alla luce della Parola, ha ricordato ai presbiteri come la consacrazione con l’unzione del crisma non  è «un’investitura, un conferimento di potere, ma il sigillo di un nuovo segmento formativo della vita di una persona». «Siamo segnati, sigillati per sempre, - ha detto il Presule - per essere, tra il popolo di Dio, segni luminosi del Risorto, che era, che è e che viene. Con le mani profumate di crisma, il presbitero è unto perché si metta alla scuola del Maestro interiore, ne ascolti la voce, oggi poco ascoltata, perché soffocata dai rumori tipici della contemporaneità, dai vecchi e dai nuovi media, dalla ipertecnologia, dai tanti rischi di dissipazione e di seduzione di una società evoluta, ma non sempre a vantaggio della dignità della persona e della sua identità affettiva, sociale, economica, politica, religiosa».

Diversi gli interrogativi che mons. Bertolone ha rivolto al clero: «Che preti siamo in una società che fa prevalere una cultura di morte, a volte affrettata, preparata, eseguita in nome della libera determinazione personale? Che preti siamo in un contesto in cui il potere mafioso riesce a penetrare anche nei terreni più insospettati e cerca di asfissiare il buon grano?».

Domande che trovano risposte concrete solamente alla luce della Resurrezione di Cristo. «È il Risorto - ha detto Mons. Bertolone - che interroga la nostra coscienza morale e ci spinge a riconoscere le nostre inadempienze, le nostre fragilità, i nostri peccati. La voce del Risorto, portata in noi dallo Spirito Santo, voce di Dio, vicario di Dio, che se seguìta, ci forma e ci modella, lungo il cammino di formazione permanente. Coltiviamo tanta fiducia e speranza per il nostro gratuito e generoso ministero pastorale, partendo dalla certezza che il Cristo cammina con noi».

 

Un cammino presbiterale che necessita della collaborazione preziosa e saggia dei fedeli laici. Infatti proprio a loro l’Arcivescovo Bertolone si è rivolto con testuali parole: «Ai laici cristiani dico: se volete bene ai vostri preti, aiutateli a compiere con gioia il loro servizio, non imprigionateli col vostro affetto, lasciateli liberi ed aiutateli ad ubbidire con gioia e libertà interiore quando l'ubbidienza li chiama ad un trasferimento».

Per Mons. Bertolone un compito delicato interpella il futuro clero in questa umanità del terzo millennio: «Traghettare verso la speranza, caricandosela sulle spalle come piccola provvista di viaggio ed offrirla al mondo, soprattutto quando, non intravedendo via d’uscita, si lascia prendere dalla disperazione, sceglie la via del suicidio, della violenza gratuita, della tossicodipendenza e della ludopatia».

 

Infine, Mons. Bertolone ha augurato a tutti i presbiteri di essere «uomini di gioiosa e di contagiosa speranza», perché «la vita presbiterale è bella, della bellezza riflessa dall’Eterno perché non si lascia soffocare né dall’indifferenza, né dalle tenebre del momento presente, né dalle contestazioni».

 

A tutti i presbiteri l’Arcivescovo Bertolone ha consegnato la lettera «Sulle orme del divino viandante», dando in dono alle parrocchie il velo omerale, paramento utilizzato al di fuori della Santa Messa per tenere tra le mani l’ostensorio e impartire la benedizione eucaristica. Questo pomeriggio, in tutte le Cattedrali, gli eccellentissimi Vescovi presiederanno la Santa Messa  “in Coena Domini” con il rito della “Lavanda dei piedi”.

 

Rosaria Giovannone

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