Ambiente a rischio

«Sulla bonifica di Crotone si scoprono gli altarini, operazione miliardaria di Eni sulla pelle dei cittadini»: la verità di Oliverio

L’ex governatore rilegge la decisione del ministero che apre la strada allo smaltimento dei rifiuti in città: «L’apertura della Regione ha dato il via libera all’azienda. Il sindaco Voce? Si è svegliato tardi…»

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di Redazione Attualità
5 agosto 2024
17:51

«Sulla bonifica dell'area Sin di Crotone si sta consumando una grave operazione a danno dei cittadini e della città. Incominciano a scoprirsi gli altarini». L’ex governatore Mario Oliverio commenta così la decisione del ministero dell’Ambiente che avvicina lo smaltimento dei rifiuti a Crotone. Oliverio ricorda che il suo (e di altri) rinvio a giudizio «nell'inchiesta "Glicine", malgrado avessimo assunto atti amministrativi, posizioni nette e chiare per imporre ad Eni Rewind di portare i rifiuti fuori Crotone».

«Per chi non conosce la vicenda, o fa finta di non conoscerla – continua la nota –, è bene ricordare che il 2016 (presidente della Regione Mario Oliverio) sono stati approvati un Piano di Gestione dei Rifiuti Regionale, un Piano Amianto Regionale e successivamente il Paur sulla base dei quali la Conferenza dei Servizi decisoria del 24 ottobre 2019 ha approvato il Piano di Bonifica fase 2 (Pob Fase 2) con la chiara e vincolante prescrizione ad Eni Rewind di portare i rifiuti speciali pericolosi fuori da Crotone e dalla Calabria».


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Con il tempo quelle decisioni sono cambiate: «Ora la Regione (presidente Roberto Occhiuto) il 12 marzo 2024 ha modificato il precedente Piano di gestione dei Rifiuti Regionale ed Eni Rewind, il 15 marzo 2024 (guarda caso solo tre giorni dopo) ha formalmente chiesto al ministero dell'Ambiente la convocazione di una nuova Conferenza dei Servizi alla quale ha presentato un Piano di bonifica che prevede di lasciare i veleni a Crotone».

Poi «il Ministero con decreto del 2 agosto scorso ha approvato il nuovo Piano di bonifica presentato da Eni Rewind. In parole semplici ciò che prima ad Eni Rewind non è stato consentito, oggi viene reso possibile».

«Evidenti sono – per Oliverio – le responsabilità delle istituzioni locali che hanno sostanzialmente permesso, anzi avallato questo scellerato disegno a danno della città di Crotone e della salute dei cittadini. La diversa linea assunta in questi mesi dalle Istituzioni locali (Regione, Provincia e Comune) rispetto al 2019, costituisce la prova che senza  il complice avallo delle istituzioni locali, non sarebbe stato possibile pervenire a tale dannosa conclusione, consentendo a Eni Rewind ciò che prima non gli è stato consentito: lasciare i veleni a Crotone. Un'operazione miliardaria sulla pelle dei crotonesi».

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«Se il sindaco Voce, piuttosto che fare una inutile e speciosa polemica con noi, ci avesse ascoltato facendo una decisa e motivata opposizione alle modifiche apportate al Piano di Gestione dei Rifiuti dalla Giunta Occhiuto e si fosse messo alla testa di un movimento unitario dell'intera città di Crotone, quanto si sta verificando non sarebbe stato possibile», spiega ancora l’ex presidente della giunta regionale.

«Ben vengano i ricorsi al Tar, anche se bisogna dire che i presupposti amministrativi, con il nuovo Piano di Gestione dei Rifiuti 2024 non giocano a favore – prosegue la nota –. Così come non contribuiscono ad impedire nuove discariche (ad esempio Giammiglione e chissà cos'altro!). Spero tanto di sbagliarmi ma i pianti da coccodrillo servono a poco così come a poco servono le luci psichedeliche per animare la piazza se il costo da pagare e così alto e avvelenato. Il sindaco Voce avrebbe dovuto capire che, data la portata degli interessi, si stava giocando una partita sopra di lui e sulla pelle della città».

Oliverio dà un consiglio anche ai media: quello di «una lettura ed una valutazione oggettiva di questa vicenda per rendersi conto di quanto sta accadendo. Non è poi tanto complicato capirlo: basta rifarsi agli atti. Mettere a confronto ieri ed oggi. Si potrà comprendere che questa vicenda è anche la plastica rappresentazione di una giustizia che, purtroppo spesso, funziona e agisce in modo rovesciato».

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