Secondo i dati Istat il tasso di disoccupazione in Calabria è pari al 21,9% rispetto al 13,1% su scala nazionale. Catanzaro e Reggio le province con più occupati, Vibo Valentia all'ultimo posto. Le esperienze di chi lotta da anni per un reddito sicuro e un impiego gratificante
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«Lavoro da quando avevo 20 anni. Oggi ne ho 47 e ancora sono precaria, senza il diritto di fare progetti. Vivo giorno per giorno ma voglio essere ottimista e credere che un futuro migliore possa ancora esistere per me». Rosita adesso vive a Reggio Calabria in una casa in affitto. Qui qualche opportunità di lavoro in più c’è. Per questo, anche se una parentesi lavorativa si è appena conclusa, ha deciso di non tornare a casa sua nella piana di Gioia Tauro. Non sa per quanto potrà continuare a rimanere a Reggio, in affitto. Il lavoro è saltuario. Troppo saltuario.
«Ho svolto tante attività in oltre 25 anni di esperienza. Ho prestato per tanti anni servizio in una casa di cura dove il pagamento dello stipendio era una chimera. Mi ritrovavo spesso in cucina e così nel tempo mi sono qualificata come cuoca. Adesso mi capita di lavorare, con servizi di catering, anche come cameriera. Ci sono settimane in cui ricevo più chiamate e arrivo a trecento, quattrocento euro e poi settimane di stop. Quello che riesco a guadagnare deve bastarmi per le successive settimane in cui le chiamate potrebbero non arrivare. Nessuna sicurezza economica, nessun progetto e una vita sospesa. Devo stare attenta a tutte le spese, anche alle più essenziali. Ma io non demordo e confido in un lavoro più stabile», racconta Rosita.
Il lavoro perduto
C’è chi non ha lo stesso ottimismo e vive ogni giorno con la speranza di riscatto che si assottiglia sempre più. Massimo ha 60 anni e un trascorso difficile. È rimasto anche senza casa. Perduto il lavoro non riesce a trovarne un altro. L’amarezza spesso ha il sopravvento. Succede sempre più spesso. Anche il lavoro che si pensava stabile, si rivela precario e svanisce, si perde senza che vi sia all’orizzonte alcuna nuova prospettiva.
Caterina ha 51 anni e ha perso il lavoro dopo 22 anni di servizio come Enza che di anni ne ha 57. Domenico ha 45 anni e ha lavorato per 19 mentre Francesca di anni ne ha 44 e ha iniziato a lavorare quando ne aveva 29. Dopo 15 anni anche lei ha perso il lavoro. Sono solo alcune delle storie degli oltre 60 dipendenti di uno storico caseificio reggino che ha chiuso battenti, lasciandoli senza lavoro. Disoccupati, troppo giovani per la pensione e troppo vecchi per trovare un nuovo lavoro. Insomma a casa e senza più un lavoro, dopo tanti sacrifici.
Giovani e già sfruttati
Ci sono poi le storie amare di chi conosce lo sfruttamento prima del lavoro. Le tante ore di lavoro senza retribuzione adeguata, senza contributi e senza contratto. È il caso di una giovane madre di ventuno anni, che chiede di restare anonima, che per crescere suo figlio di due anni non può lasciare il lavoro in nero che le consente di andare avanti. «Per qualche centinaio di euro, senza neppure un contributo, sono costretta a lasciare mio figlio piccolo. La mia famiglia mi aiuta ma le spese sono tante e io ho bisogno di lavorare. Appena sarà possibile cercherò un altro lavoro, magari regolare. Sono giovane e finora le esperienze non sono state positive. Dovrà pure esserci qualcosa di meglio, un futuro anche per me». Le famiglie quando ci sono e possono, aiutano. Secondo una rilevazione di Coldiretti, in quasi il 50% delle famiglie calabresi sono i nonni a salvare il bilancio domestico con le pensioni che arrivano ogni mese contrariamente alle retribuzioni di un lavoro precario o irregolare, quando c'è.
Giovani discriminati perché inesperti
La speranza, dunque, serve per guardare avanti ma serve anche l’intraprendenza. Per questo il centro Anti discriminazioni di Reggio Calabria, promosso da Arcigay I due mari con diversi partner, ha attivato al suo interno anche uno sportello di orientamento al lavoro gestito dal Cisme.
«Abbiamo seguito diversi giovani appena diplomati. Loro hanno rappresentato per noi un prezioso osservatorio – dichiara lo staff di consulenza del Cisme – che ha lasciato emergere la sola discriminazione legata all’esperienza. La loro offerta non trova domanda, perché si cercano persone con esperienza. Ma come questi giovani potranno mai acquisirla se non iniziano? La nostra attività è consistita nell'affiancamento nella redazione delle lettere di presentazione e nell’aggiornamento del curriculum. Attività alle quali la scuola non prepara. Abbiamo cercato di favorire questo incontro tra offerta e domanda di lavoro. Molti di loro già provengono da esperienze di lavoro occasionali e sempre in nero. Piccoli lavori o esperienze estive e adesso cercano di concretizzare qualche progetto e qualche aspirazione. Li abbiamo preparati ai colloqui di lavoro. Vedremo come andrà», ha spiegato lo staff di consulenza del Cisme di Reggio Calabria.
Start up: Calabria tra le ultime
Certo non sono incoraggianti i dati delle Start Up avviate nel 2022 in Calabria, elaborati dal centro studi ImpresaLavoro sulla base delle rilevazioni di Unioncamere, ministero dello Sviluppo Economico e InfoCamere.
Sul podio la Lombardia (con il 39,26% ogni 10mila abitanti) è seguita da Lazio (31,04% ogni 10mila abitanti), il Trentino-Alto Adige (29,81% ogni 10mila abitanti) e il Molise (28,41% ogni 10mila abitanti). Agli ultimi posti, invece la Calabria (14,71% ogni 10mila abitanti), Sardegna (14,55% ogni 10mila abitanti) e la Sicilia (14,26% ogni 10mila abitanti).
In Calabria meno donne occupate
Secondo i dati rilevati dall’Istat, nel 2019 il tasso di disoccupazione è pari al 21,9% in Calabria rispetto al 13,1% in Italia ed è in calo rispetto al 2018 (23,7%). Gli occupati, invece, rappresentano il 36,5% della popolazione di 15 anni e più contro il 45,6% della media nazionale. Dato questo in aumento rispetto al 2018 (36%). Il mercato del lavoro presenta un forte squilibro di genere. Il tasso di disoccupazione è pari al 20,1% per gli uomini e al 24,4% per le donne. Il gap di genere emerge anche dal tasso di occupazione: per le donne (28,3%) e per gli uomini (45,1%), con uno stacco di 17 punti.
Catanzaro e Reggio su, Vibo giù
Guardando al dato disaggregato, le province di Catanzaro e Reggio Calabria hanno il più alto tasso di occupazione complessiva pari al 36,8 %, percentuale superiore alla media regionale. Catanzaro presenta anche la percentuale di occupazione maschile più elevata (46,1%), Reggio di Calabria quella femminile più elevata (29,3%). Vibo Valentia presenta il più alto valore del tasso di disoccupazione (23,0%).