Verso la fusione

Città unica Cosenza-Rende-Castrolibero, il Pd cerca un accordo per rinviare di 2 anni lo scioglimento dei Consigli comunali

Il dem proporranno un documento alla maggioranza di centrodestra prima dell'assemblea regionale di venerdì, quella in cui si darà mandato a Occhiuto di indire il referendum consultivo 

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di Antonio Clausi
24 luglio 2024
06:40
I gonfaloni di Cosenza, Rende e Castrolibero
I gonfaloni di Cosenza, Rende e Castrolibero

Un accordo per rinviare lo scioglimento dei comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero alla fine del 2026 o all’inizio del 2027. Due anni in più per guidare collegialmente il processo verso la fusione e la costituzione della città unica. È questo il contenuto che, a margine di una serie di incontri, verrà proposto alla maggioranza di centrodestra prima dell’inizio del consiglio regionale di venerdì. Proprio quello in cui il pubblico consesso darà mandato al governatore Occhiuto di indire il referendum consultivo sui tre territori.

Se la stretta di mano virtuale dovesse concretizzarsi lo scenario politico muterebbe di colpo. Rende tornerebbe al voto senza alcun dubbio, mentre a Cosenza Franz Caruso avrebbe il tempo di terminare il proprio mandato. E forse di restare a Palazzo dei Bruzi qualche mese in più del previsto. Su questo ultimo aspetto nei giorni scorsi ci sarebbe già stata un’apertura da una serie di ambienti del Partito Democratico cittadino. La proposta, del resto, venerdì mattina in consiglio regionale dovrebbero presentarla proprio Mimmo Bevacqua e Franco Iacucci, che a Palazzo Campanella sono i rappresentati democrat della provincia bruzia. 


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Lo stesso Iacucci conferma l’indiscrezione. «Siamo per il sì alla città unica, anche se il referendum consultivo è un limite e avremmo preferito un atto di impulso partito dai consigli comunali. Ora tuttavia siamo in un’altra fase - dice - e noi abbiamo il dovere di prendere posizione e la prenderemo in maniera favorevole. Il Pd proporrà agli altri capigruppo un documento, in cui chiederà una serie di garanzie per votare dopo la consultazione popolare la proposta di legge. L’obiettivo è arrivare almeno al 2027 così da lavorare sullo statuto e sugli altri problemi che potrebbero sorgere».

«Nelle interlocuzioni in atto abbiamo trovato delle aperture e ne diamo atto alle altre forze politiche - ha quindi proseguito il vicepresidente del Consiglio regionale -. Riteniamo che il 26 luglio, con tutti i limiti, ci siano le condizioni per arrivare a un risultato positivo. Il referendum, consultivo o non consultivo, è qualcosa sempre di positivo e del pronunciamento dei cittadini poi bisognerà tenerne conto in un senso o in un altro».

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Nel frattempo sono già stati annunciati una serie di ricorsi sulla legge omnibus, sollevando dubbi di costituzionalità. È quella approvata a maggio 2023 con cui, nella fattispecie, venne modificato l’articolo 5 della legge 15 del 2006 che prevedeva che il referendum, sempre consultivo, derivasse dalle delibere dei singoli consigli comunali. Portano avanti questa battaglia i comitati per il no di Cosenza e Rende, mentre il sindaco di Castrolibero Orlandino Greco vorrebbe che il referendum avvenisse comune per comune, così da salvaguardare la sovranità di ogni comunità.

Proprio ieri, infine, anche un altro comune del cosentino, Luzzi, ha preso sorprendentemente posizione sulla questione. Il sindaco Umberto Federico ha fatto sapere che «in ossequio allo Statuto regionale almeno dieci consigli comunali, in rappresentanza di centomila elettori, possono formulare richiesta di svolgimento, sull’intero territorio regionale, di un referendum rivolto ad abrogare quella norma regionale che ha modificato il referendum da vincolante a consultivo ed ha stabilito che il quesito referendario, per la fusione tra Comuni sia disposto dalla Regione». Insomma, i colpi di scena sono sempre dietro l’angolo.  

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