Il consigliere regionale del Gruppo misto fa appello al presidente Occhiuto: «Non dimentichi gli impegni e non venga meno la responsabilità istituzionale verso una ferita ancora aperta»
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«Il 3 luglio del 2006 rappresenta una data marchiata a fuoco sulla pelle del territorio di Vibo Valentia e delle sue frazioni. È la data dell’alluvione che travolse tre vite umane, tra le quali quella di un bambino di 15 mesi, e che causò danni economici incalcolabili. Ma è una data che, negli anni a venire, oltre al dolore provocato da quell’immane tragedia, rievoca i tanti ritardi e le inefficienze che hanno caratterizzato la risposta della Regione Calabria alle aspettative dei cittadini, delle imprese e di quanti sono stati fortemente danneggiati da quel drammatico evento». È quanto dichiara il consigliere regionale Antonio Lo Schiavo, presidente del Gruppo misto – Liberamente progressisti, ricordando – a 17 anni dall’alluvione di Vibo Valentia - l’esistenza di fondi regionali, destinati alla messa in sicurezza delle aree colpite, tuttora non utilizzati.
«Circa un anno fa, in occasione del 16esimo anniversario dell’alluvione, e all’indomani della decisione del Consiglio regionale di stornare su altri utilizzi fondi per 7 milioni di euro destinati alla aziende turistiche danneggiate - prosegue Lo Schiavo -, presentai un’interrogazione al presidente della Regione Roberto Occhiuto nella quale chiedevo, prioritariamente, le ragioni del ritardo nell’utilizzo di altre risorse, pari a 11 milioni di euro, previste nel Piano direttorio approvato nel 2018 e destinati al “completamento di interventi necessari al superamento delle criticità”. La risposta di Occhiuto, per il tramite del dipartimento competente, oltre ad ammettere l’esistenza di “errori che si sono trascinati a lungo”, asseriva (un anno fa) che “ad oggi sono in corso di svolgimento tutti i necessari controlli sulle attività a suo tempo poste in essere al fine di portare definitivamente a compimento gli interventi all’epoca finanziati e concludere l’erogazione dei previsti contributi”, e che “si conta di concludere l’attività entro la fine dell’anno corrente”».
«Ebbene - prosegue -, inutile aggiungere che oggi, 3 luglio 2023, a ben 17 anni dai fatti, e ben oltre la fine dell’anno corrente (2022) non è dato sapere ancora se quegli 11 milioni di euro verranno mai messi a frutto. Ed è bene ricordare che, poche settimane fa, nell’area costiera, un evento meteorico con relativa esondazione di un torrente, ha mostrato che le fragilità del territorio sono tutt’altro che sanate e che i rischi sono ancora altissimi. Tantomeno, ad oggi, si registrano novità per le imprese non risarcite. Le stesse che si sono viste letteralmente sfilare sotto il naso 7 milioni di euro del Piano sviluppo e coesione dirottati altrove, chissà dove. Avevo proposto, come una forma di compensazione per il territorio più colpito, che quella somma fosse destinata a co-finanziare la delocalizzazione dei depositi costieri del porto di Vibo Marina. Ma anche su questa proposta, nessuna risposta è stata più formulata».
«Mi chiedo se sia possibile ignorare a tal punto non tanto i miei suggerimenti, che potrebbero anche essere oggetto di ostracismo politico, ma le istanze di un intero territorio che si è visto danneggiato doppiamente: la prima volta dalle conseguenze degli eventi naturali frutto della mancata salvaguardia idrogeologica; la seconda dall’indifferenza istituzionale e dalle promesse non mantenute che, se possibile, l’hanno mortificato ancor di più. Allora - conclude Lo Schiavo -, mi rivolgo nuovamente al presidente Occhiuto: non dimentichi gli impegni e non venga meno la responsabilità istituzionale rispetto a quella che viene percepita come una ferita ancora aperta. Con tutte le sue dolorose conseguenze».