La Lega nazionale per la difesa del cane invoca giustizia per i due casi registrati a Olbia e Cosenza. E la Leidaa fa presente: «In quest’ultima circostanza la Municipale pare fosse stata avvisata dell’abbandono ma non è intervenuta velocemente»
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Luoghi diversi ma stesso epilogo: tre cagnoline sono morte nel tentativo di liberarsi o a causa del caldo. Per fare luce su quanto accaduto, la Lega nazionale per la difesa del cane ha sporto denuncia.
In particolare a Olbia, due giovani femmine di amstaff – di cui una incinta – sono morte soffocate nel tentativo di liberarsi dopo essere state legate e abbandonate a una recinzione. A Cosenza, invece, una cagnolina è stata anche lei abbandonata legata a una inferriata sotto il sole cocente e lì è rimasta per diverse ore finché non è morta dopo una lunga sofferenza. Due casi geograficamente diversi – evidenzia Lndc - ma accomunati dalla crudeltà dell’abbandono e della morte di tre povere creature senza colpa.
I casi a Cosenza e Olbia
«La cattiveria e vigliaccheria dell’uomo non conoscono confini né stagioni», commenta Piera Rosati – presidente Lndc Animal Protection. «L’abbandono di un animale, oltre che un reato, è già un gesto terribilmente crudele in sé, ma quando ne deriva anche la morte è davvero la bassezza più grave che si possa commettere nei confronti di chi ci ha dato la sua fiducia e il suo affetto. Nel caso di Cosenza sembra che la zona fosse sorvegliata da telecamere di sicurezza, quindi c’è la speranza di risalire al responsabile del decesso della povera cagnolina. Da quanto abbiamo appreso, sembrerebbe anche che la Polizia Municipale fosse stata avvisata dell’abbandono».
«È inaccettabile che nel 2020 si debbano ancora sentire storie come queste. Se una persona, per qualunque motivo, non può più tenere un animale ha diverse opzioni possibili e nessuna di queste contempla l’abbandono. Si può chiedere aiuto alle associazioni animaliste della propria zona per trovare un’adozione o per un sostegno in caso di problemi economici o fare richiesta di rinuncia di proprietà al proprio Comune. Sicuramente l’ingresso in un canile non è l’ideale per un animale che ha vissuto in casa, ma è certamente meglio che morire in questo modo assurdo», continua Rosati.
«Ovviamente - conclude il referente Lndc -il nostro team legale è già al lavoro per sporgere denuncia per entrambi i casi. In particolare, sempre per il caso di Cosenza, bisognerà anche fare chiarezza sul perché la Polizia Municipale non sia intervenuta tempestivamente. Purtroppo, in alcuni casi, anche le forze dell’ordine e la magistratura sottovalutano la gravità di questi gesti e seguiremo da vicino questi casi per tentare di avere delle risposte».
Le parole dell’associazione Leidaa
Dure le parole della sezione Leidaa, Lega italiana difesa del cane e ambiente di Cosenza: «Ha vinto l’indifferenza, e quindi la morte». Ripercorrendo la vicenda della bestiola uccisa dal caldo e dalla cattiveria umana descrive: «Un cittadino la sera dell’11 agosto ha trovato sul marciapiede di viale Parco la carcassa di un cane legato con la catena alla sovrastante recinzione in metallo del liceo Scorza e ne ha segnalato la presenza alla polizia municipale. I vigili intervenuti mezz’ora dopo e si sono limitati a chiamare l’azienda specializzata per la rimozione. Se avessero fatto qualche domanda, avrebbero scoperto che la presenza del cane, ancor vivo, era già stata segnalata il giorno precedente, cioè verso le 13 del 10 agosto».
«Purtroppo – aggiunge la nota di Leidaa- nessuna pattuglia è intervenuta, nessuno si è preoccupato di niente, e il cane è morto. Al mattino del 12 la carcassa del povero animale era ancora sul marciapiede. Di indifferenza si muore».