Molto spesso la carne di squalo viene venduta sui banchi del mercato per pesce spada. Il progetto “SafeSharks” punta a contrastare i fenomeni di frode alimentare e tutelare l’habitat marino
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Poche creature suscitano nell’immaginario collettivo lo stesso timore dello squalo. Il predatore dei mari, tuttavia, è minacciato da un predatore ancor più pericoloso, l’uomo. Secondo le stime, ogni anno circa 100 milioni di esemplari vengono uccisi dagli esseri umani. Due le cause più rilevanti, la cattura accidentale e la frode alimentare. Il 50 % delle specie di squalo presenti nel Mediterraneo è a rischio estinzione; 1/4 delle “razze” presenti negli oceani è sul punto di estinguersi. Solo nel Mar Mediterraneo sono presenti 47 specie, più della metà, potrebbero diventare solo un ricordo da studiare sui libri di scienze. Per contrastare questa strage senza fine, che si ripercuote inevitabilmente sulla ricchezza delle risorse ittiche, il Wwf ha lanciato il progetto “SafeSharks”, messo in campo grazie alla sinergia tra gli uffici Wwf del Mediterraneo, diverse Ong, ricercatori e cooperative di pescatori.
Carne di squalo venduta per pesce spada
Quattro gli obiettivi principali: aumentare la conoscenza dello stato ecologico degli squali e del fenomeno della cattura; individuare insieme ai pescatori pratiche di rilascio per migliorare la sopravvivenza; discutere della frode alimentare e rendere prioritario a livello di istituzioni nazionali (Italia e Albania) la gestione e la creazione di misure di conservazione appropriate. Si valutano due dati di fatto. Reti e palangari (specifici attrezzi di pesca usati per i grandi pesci) costituiscono una trappola mortale anche per tartarughe marine, delfini, cetacei e uccelli marini. In più, la carne di squalo – in modo particolare verdesca e smeriglio – viene spacciata per pesce spada e venduta nei mercati.
Le fasi del progetto Wwf
Il progetto Wwf si compone di più fasi. A partire dalla marcatura degli squali con etichette satellitari per valutare le chance di sopravvivenza dopo il rilascio e individuare linee guida per i pescatori in termini di manipolazione e rilascio. Altri punti, dialogo diretto con i professionisti del mondo della pesca, controllo nei mercati italiani, coinvolgimento dei consumatori e della società civile per sensibilizzare su un tema che tocca direttamente la salute ed il benessere dell’uomo e dell’ambiente.