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lunedì 4 novembre 2024 | 10:32
Politica

Scenario internazionale - Elezioni Usa: perché il mondo intero è con il fiato sospeso? La lezione che giunge dalla storia - Notizie

Trump e Harris sono portatori di visioni contrapposte. Mentre la stampa tende a banalizzare lo scontro in gioco ci sono equilibri delicatissimi: tra 48 ore il prossimo crocevia con la storia

di Massimo Tigani Sava

Perché il voto per le presidenziali Usa sta tenendo tutto il mondo con il fiato sospeso? Una prima risposta è la più semplice. La politica, nel mondo globalizzato, è diventata come l’economia: è tutto collegato e, a cascata, gli equilibri del colosso americano si ripercuotono su tutti i continenti.

C’è, però, una ragione più complessa e che sta comportando rischi enormi: gli assetti del Novecento, di quel secolo drammatico e sanguinoso che ci siamo lasciati alle spalle, che ha vissuto due guerre mondiali, la rivoluzione comunista sovietica e cinese, il nazifascismo, la fine del colonialismo europeo e la creazione dell’Ue, la guerra fredda e la nascita dell’Onu, non reggono più, si sono quasi definitivamente consumati. Il XXI secolo è caratterizzato da ben altri scenari e tutta l’energia accumulata attende, inevitabilmente, cambiamenti epocali. La guerra in Ucraina, così come quella che vede impegnato lo Stato di Israele in Medio Oriente, sono due aspetti, tra numerosi altri, della necessità impellente di approdare a nuovi e più avanzati tentativi di sintesi.

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Nulla è più come prima, né in politica, né in economia, né dal punto di vista sociale e culturale. Conquiste scientifiche e tecnologiche hanno trasformato in pochi lustri la vita degli esseri umani più di quanto non sia accaduto in migliaia di anni. Siamo nell’era dell’informatica e l’avvento dell’intelligenza artificiale sta per sconvolgere di nuovo tutto. L’età del petrolio è alle sue battute finali e non si capisce ancora bene se si punterà sull’elettrico o sull’idrogeno, tant’è che colossi industriali come quello dell’auto tedesca sono in ginocchio. Le emergenze planetarie sono tante: la risorsa acqua, il cibo, le pandemie, le diseguaglianze, le migrazioni, l’inquinamento. L’Onu sta dimostrando tutti i propri limiti e non riesce più, nonostante una connaturata debolezza strutturale sin dal suo esordio, a far rispettare i propri deliberati. Lo ha dimostrato, clamorosamente, il recentissimo scontro nel Libano del sud fra Caschi blu e militari di Israele che hanno intimato ai primi di farsi da parte.

Enormi multinazionali e fondi d’investimento hanno accumulato fatturati e patrimoni che superano di gran lunga quelli di Stati un tempo considerati potenti. Il controllo centralizzato delle informazioni, così come stiamo verificando anche in Italia, sta generando gli attacchi più devastanti ai princìpi di libertà e democrazia. Come sempre è la storia che ci può aiutare a riannodare i fili. In Europa ci siamo tutti convinti che benessere e diritti fossero un dato acquisito per sempre. Ma fermiamoci un attimo a pensare. Meno di un secolo fa, e quindi ancora nella memoria di un uomo ultraottantenne, le forze armate tedesche su impulso di Hitler invadono prima la Francia, il Belgio e i Paesi Bassi (maggio-giugno 1940), e poi l’Unione Sovietica (giugno 1941). Nel giugno 1940 l’Italia di Mussolini dichiara guerra alla Francia e al Regno Unito schierandosi accanto al regime nazista. Nell’agosto 1945, segnando di fatto la fine delle ostilità degli Alleati contro il Giappone, vengono sganciate per la prima volta due bombe atomiche che distruggono, a distanza di tre giorni, Hiroshima e Nagasaki, e provocano oltre 200mila morti tra i soli civili. Nell’agosto del 1947 la lunga battaglia pacifista e non-violenta di Gandhi libera l’India dal dominio inglese, segnando uno dei momenti più alti della fine del durissimo colonialismo europeo in Asia, Africa e America, durato oltre quattro secoli.

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Nell’ottobre 1949 nasce la Repubblica Popolare Cinese, con a capo Mao Zedong. Nel novembre 1989 crolla il Muro di Berlino, costruito nel 1961 dalla Germania Est per impedire la libera circolazione dei tedeschi tra l’Occidente della Nato e i Paesi del Patto di Varsavia. Nel dicembre 1991 si dissolve l’Urss, lo Stato comunista nato nel 1917 con il trionfo dei bolscevichi guidati da Lenin. Negli anni tra il 1950 e il 1970 la Guerra d’Indocina, quella di Corea e quella del Vietnam, inserite nello scontro tra i due blocchi antitetici, hanno provocato altri milioni di morti, seminando atrocità inaudite. Fermiamoci qui, nella consapevolezza di dover sintetizzare un elenco rosso-sangue che è troppo lungo. Tragedie, guerre, soprusi, violenze di ogni genere, crisi, tensioni… accanto a forme di sviluppo tanto deboli quanto precarie. Al giorno d’oggi il rischio di ritornare nel caos è alto.

Alcuni settori politico-economici degli Usa hanno immaginato che, crollata l’Urss, gli Americani potessero puntare al dominio incontrastato e unilaterale. Nel frattempo, però, sono emersi nuovi competitor, con in testa la Cina, ed a seguire l’India, mentre la Russia non intende arretrare. Il Mondo Arabo ha necessità di investire in attività nuove le ricchezze stratosferiche accumulate per decenni con la vendita del petrolio. La vecchia Europa è governata in genere da ceti politici inadeguati, privi del necessario respiro ideale, schiacciati da rigurgiti nazionalistici da un lato e da spinte anglosassoni finalizzate a distruggere il sogno di un grande Stato Federale (si legga anche in tal senso l’uscita del Regno Unito dai precedenti accordi). Al contempo, diversi Paesi dell’America latina, dell’Africa e dell’Asia acquisiscono nuove consapevolezze ed hanno sposato la strategia dei Brics. Unilateralismo a guida Usa o multilateralismo? Questa è la prima risposta dirimente che dovrà emergere dal voto del 5 novembre, sfrondato dalla demagogia che imperversa. Secondo aspetto fondamentale: l’ipercapitalismo che mira a trasformare l’intero pianeta in un unico mercato omologato, standardizzato, piegato agli interessi di pochi non regge. Culture antiche, in Cina come in Europa, in Asia come nell’America Latina, resistono seppur nell’incertezza del futuro. Quali soluzioni? Trump e Harris hanno due visioni contrapposte del mondo, banalizzate da un sistema dell’informazione che, nel complesso, sta perdendo credibilità di giorno in giorno. Si tifa e si urla anziché spiegare. Si dà spazio a polemiche inutili e secondarie immaginando di orientare consensi, mentre invece si contribuisce ad alimentare confusione e rabbia.

Purtroppo la partita in gioco è drammaticamente seria e solo pochi remano nella direzione della maturità, della ragione, della responsabilità. Scendono in campo attori miliardari che vivono nell’Olimpo, quando sarebbe il caso di ascoltare la voce di disoccupati, operai, casalinghe, studenti. Si esaltano i diritti civili quando sono quasi spariti quelli sociali (lavoro, casa, formazione, istruzione, sanità, pensioni…) che dovrebbero essere il perno delle democrazie. Mancano circa 48 ore. Non resta che attendere!